Ma come è bello fischiare Brozović! – Di Fulvio Floridia

In Primo Piano

Nella partita contro il Bologna Marcelo Brozović esce dal campo e risponde ai fischi con un applauso molto ironico verso tutto lo stadio. Si scatena ovviamente un ulteriore putiferio. Tifosi sui social riversano fiele sul croato, si aprono dibattiti accalorati sulle sue prestazioni e logicamente le televisioni riportano il video della sostituzione ricamandoci sopra con maniacale golosità. 
È questo, purtroppo, un film già visto che viene riprogrammato in continuazione da decenni sugli schermi interisti. Ma questi fotogrammi, trasudanti di dissenso, non mi sono mai piaciuti! Per me fischiare il proprio giocatore è altamente deleterio per la squadra oltre che per il giocatore; ed è inspiegabile il motivo per il quale si debba rinnovare negli anni questa penosa tradizione. Se proprio si vuole dissentire, lo fai alla fine della partita, ma sul giocatore mai, specie a partita in corso.
A questa mia sottolineatura hanno risposto in tanti, dal tifoso medio al becero da tastiera, dall’intellettuale al vecchio interista, con la maggioranza quasi a riversare sull’episodio il malcontento personale e a individuare nervosamente in Brozović il capro espiatorio da immolare sull’altare dell’andamento attuale e non ottimale della squadra (ricordiamoci, siamo terzi!).
Per me poi Brozović aveva giocato una discreta partita con un bellissimo assist a Éder per il primo goal e si era mosso con alterne fortune in una posizione che del resto non è nelle sue corde. Tralascio le risposte ricevute a riguardo che non fanno altro che convincermi che il tifoso medio interista abbia qualcosa di contraddittorio nel suo DNA e che lo porta più spesso a voler inseguire pervicacemente un destino dai toni negativi; laddove questo destino eventualmente non esistesse, l’interista sarebbe invece in grado di crearlo: e infatti lo crea. Un forma di autolesionismo alla “Tafazzi” che procura danni incalcolabili all’ambiente interno (talvolta già destabilizzato di suo) e che viene sollecitata in continuazione da quelli esterni (Media e avversari), ovviamente contrari all’Inter. 
In un momento così delicato e complicato, con la squadra che stenta da due mesi e con un obiettivo importantissimo da raggiungere, il compito del tifoso deve essere quello di sostenere sempre i propri beniamini, anche turandosi il naso, e se proprio si desidera a tutti i costi una “resa dei conti”, facciamola però alla fine del Campionato.
Ho ancora negli occhi l’esempio più lampante del disfattismo interista nei confronti di un proprio giocatore: Mikaël Silvestre, ventunenne francese di buona prospettiva, dotato di fisico possente, discreta tecnica e ottima velocità, dopo un primo anno in cui fu utilizzato solo in 18 partite giocò all’avvio della seconda stagione la prima amichevole a San Siro. Ebbene in quella occasione, entrò in campo e, al primo tocco e a quelli successivi, fu fischiato e sbeffeggiato ignobilmente dal pubblico. Da lì venne venduto immediatamente al Manchester United per una cifra molto bassa, e dove in nove anni non vinse proprio nulla… 5 Premiership, 1 Coppa d’Inghilterra, 2 Community Shield, 1 Coppa di Lega Inglese, 1 Coppa Intercontinentale, 1 Champions League, oltre a giocare due Mondiali con la Nazionale Francese.
Ieri Silvestre, oggi Brozovic, chi domani? Avanti, continuiamo così!

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