Vincere nello sport, per vincere nella vita

Nerazzurri

Poco prima di Natale, a San Siro (Stadio “Meazza”), prima della partita con la Lazio, abbiamo avuto l’occasione di incontrare l’amico Stefano Piciulìn, fondatore della Hope for football che, attualmente, opera in Lituania. Stefano ci ha concesso una intervista, ma, poi, abbiamo preferito riportare l’intero senso del suo discorso nelle parole che troverete di seguito. Nel 2017 è nostro desiderio aiutare questa associazione e cercheremo di coinvolgere quanti più amici nerazzurri possibile.

Con il bene di sempre Cav. Pierluigi Arcidiacono

Vincere nello sport, per vincere nella vita – Il dolore che crea una ragione per vincere per cambiare la propria nella vita.

Sono un guarito dalla leucemia negli anni ’70 quando esisteva soltanto il 15% di possibilità di guarigione, dove questa parola, “leucemia”, era impensabile anche solo nominarla, perché rappresentava la morte. Provavo un desiderio di rivincita su me stesso. Un desiderio che mi ha permesso di laurearmi quando tutti mi avevano tolto tutte le ambizioni, come la creazione della Nazionale dei guariti dalla Leucemia, “la Mitica” o il mio stage e l’assunzione al F.C. Internazionale Milano. Tutte cose che, piano piano, mi hanno permesso di realizzarmi, anche se con enormi difficoltà. E, infatti, le difficoltà non cessarono di esserci. Nel mondo del calcio ho trovato persone che per me si sono rivelate come dei fratelli: lo scittore Pierluigi Arcidiacono, Andrea Butti e Leo Picchi, dell’Ufficio Comunicazione dell’Inter. Studiando e lavorando ho imparato il valore della comunicazione, dell’espressione nel rappresentare i valori dello sport, dell’importanza del marketing. Essere nel mondo del calcio mi dava tanta energia, adrenalina, ogni emozione era un gesto atletico nella mia mente. Il bambino guarito dentro di me… innamorato del calcio prima di tutto, un mondo fantastico per noi italiani. La mia esperienza all’Inter,  poi, è finita. Ero in contrasto con alcune persone  che non credevano nelle mie capacità di comunicatore o di possibile “ambasciatore” dello sport. Non credevano in quell’uomo bambino che voleva vincere e uscire con il suo egocentrismo e gridare che era vivo , esultando come la creazione di un goal. Da quel momento in poi volevo gridare al mondo che Stefano Piciulin, il sopravissuto,  c’era e  da li ho creato l’organizzazione “Hope for football”. Non è come il progetto della FIFA, “Football for Hope”,  perché il calcio ha anche i suoi aspetti negativi: di esasperazione, qualche volta di violenza, non chiarezza… Questi nei hanno bisogno di un aiuto, di un supporto. E io ritengo che chi ha sofferto possa aiutare  il mondo del calcio. Chi ha avuto un cancro, chi ha perso i genitori, o riceve violenza a casa o è vittima di depressione, alcolismo, o della povertà… Questi problemi della vita  che tante persone debbono  affrontare possono essere quella spinta nel potere creare il goal della Vita. Questa è la visione di “Hope for football” in Lituania – dove attualmente opero – si aiutano i bambini dell’orfanotrofio, nelle famiglie disagiate, nei centri diurni, attraverso il calcio e tutte le attività connesse con questo fantastico sport, come l’insegnamento di materie come: Italiano, Inglese, Musica. Il calcio, maturalmente è fondamentale, ma, nei centri, si insegna a cucinare la pizza si prepara la festa di Natale, si prepara il campegio estivo. Un centro per lo sport che aiuta chi soffre, e lo sport può anche aiutare le donne che ricevono violenza a casa, le giovani madri, i bambini che non hanno  speranza e vestiti. Bambini che amano giocare perché vogliono avere una rivincità nella vita, sentire l’emozione  della gioia del sentirsi uguali senza discriminiazioni. In queste attività io mi sento una guida, mi sento italiano. Questo progetto è sostenuto dall’Associazione Italiana Calciatori di Damiano Tommasi, da Stankevicius e Danilevicius. Questo progetto ha bisogno di palloni, di speranza, di supporto, di aiuto. Io mi sento italiano nel farlo , mi sento un uomo di sport.

L’Internazionale mi ha dato tanto, mi ha permesso di toccare la storia del calcio. Io non sono un tifoso, sono un innamorato di questa “bella donna” chiamato calcio. Questo amore mi da il coraggio di vivere, l’energia di andare allo stadio, di Incontrare la Nazionale Under 21 , di essere guida per i “miei” bambini.

La fatica è enorme, la salute precaria, il tempo mi mostra sempre che sono un ex leucemico e che la chemioterapia mi ha lasciato dei segni. So che il mio cuore sta peggiorando e queste cose mi  hanno reso un disabile che oggi spera nella possibilità di un trapianto. Il mostro del passato mi raggiunge ma cerco di parare questo pallone (a me piace giocare in porta), cerco di tuffarmi e di parare ogni dolore e ogni cedimento per potere rappresentare i valori di questo sport, per sentirmi italiano, un uomo, un supporto per i bambini, Dobbiamo rappresentare speranza e per questo ho creato la Nazionale dei ragazzi guariti dalla Leucemia e, poi, “Hope for football”. Per questo sono sopravissuto e, spero, fino al giorno che il mio cuore me lo permetterà, di giocare la mia partita della mia Vita.

Hope_for_football_hashtaginter.it

Pierluigi Arcidiacono
Pierluigi Arcidiacono
Il nostro Direttore, Pierluigi Arcidiacono, un giorno chiese al suo papà di portarlo ad assistere a Inter-Sampdoria, nel 1971, quando non aveva ancora dieci anni. Aveva saputo che Suarez non giocava più con la maglia nerazzurra, ma con quella blucerchiata. Questo, nella logica di un bambino, gli appariva come una cosa molto strana, quindi, desiderava vederlo in campo. Quel giorno giocavano gli uomini che avrebbero vinto l’11° scudetto della storia dell’Inter e quella squadra rimarrà sempre nel cuore del nostro Direttore. La partita finì 3 a 1 per i nerazzurri. Segnò prima Mazzola al 46°, poi, Boninsegna su rigore al 65°, ancora Boninsegna all’80° e, infine, proprio davanti agli occhi del nostro Pigi Arcidiacono, Suarez segno il goal della bandiera su rigore. Passarono un po’ di anni. Pigi scrisse molto (poesie, articoli, libri e testi teatrali) e tra i suoi scritti si trovano anche diversi testi sull’Inter. Si ricordano soprattutto: “Vade retro Satana - Storie di una vita neroazzurra” (Librificio-Proedi - 2004), “Marco Materazzi - Degno della maglia” (Il Flabello - 2006), la monografia “La Grande Inter Anni ’60” (Cigra 2003 - 2007) e “Armando Picchi - Un nome già scritto Lassù” (Il Melograno - 2011). Da non dimenticare anche: “Massimo Moratti - Mai visto un cuore così grande” (Il Flabello - 2006) e il primo libro pubblicato in Italia su Javier Zanetti, “Milano siamo noi - Il cuore del Capitano” (Il Flabello - 2009) . Nel 2013, Arcidiacono, inizia a pensare al sito #INTER (Hashtag Inter) dove si tenterà di parlare di Calcio e dell’Inter diversamente, ma sempre con cuore.
http://www.hashtaginter.it