L’“Inter Operaia” e il “Verermisö”

Storia

L’“Inter Operaia” e il “Verermisö” – Estate 1977, sulla panchina dell’Inter arriva Eugenio Bersellini. I dirigenti Giancarlo Beltrami (Direttore Sportivo) e Sandro Mazzola (Direttore Tecnico) fanno con lui un programma e si sbilanciano: promettono lo scudetto al Presidente Ivanoe Fraizzoli, entro tre anni. Saranno di parola. Della squadra fanno già parte alcuni giocatori che cuciranno lo scudetto, il 12°, sulle maglie nerazzurre di Milano: Ambu, Bini, Bordon, Canuti, Marini, Muraro e Oriali. L’Inter, per tenersi in forma in attesa della vittoria in Campionato, vince la seconda Coppa Italia della sua storia. È l’8 Giugno 1978: Inter-Napoli 2-1.

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Durante l’estate 1979 accade qualcosa di impensabile. Il mondo nerazzurro viene sconvolto da una decisione dei dirigenti nerazzurri. Per la prima volta nella storia dell’Inter lo stemma tradizionale, FCIM, viene sostituito. Il nuovo stemma è un Biscione stilizzato su campo bianco, dietro al quale vi sono due strisce nerazzurre. Il Presidente si fida dei suoi collaboratori e avalla la scelta, ma quando gli presentano il nuovo stemma, con tutta la sincerità di “vecchio” uomo milanese, sorride e dice: “A mi me par un vermisö” (A me sembra un vermiciattolo). Tradizione interrotta ma il nuovo stemma sembra portare fortuna, almeno dal punto di vista dello spettacolo, perché i tifosi nerazzurri, con il gioco di Bersellini, si divertono e credono nel programma triennale. Forse mai come in questo periodo i tifosi di San Siro attendono fiduciosi i risultati. L’Inter li ripaga senza tradirli. Accade infatti, ed è da ricordare, che l’Inter subisca una pazza eliminazione in Coppa UEFA da parte del Borussia Mönchengladbach, ma quattro giorni dopo (l’11 Novembre 1979) i ragazzi (tutti ormai li chiamano così) umiliano la Juventus a San Siro: 4 a 0. I tifosi capiscono che con questa Inter si gioca tutti insieme, come in una vera e propria famiglia. In campo ci sono: Bordon, Canuti (dal 1° minuto del secondo tempo sostituito da Pancheri), Giuseppe Baresi, Pasinato, Mozzini, Bini, Caso, Oriali, Altobelli, Beccalossi, Muraro. I goal sono tre di Altobelli e uno di Muraro.

Il 27 Aprile 1980 si gioca Inter-Roma. Finirà 2 a 2 e con questo pareggio (siglato da Roberto Mozzini) Bersellini e i suoi hanno mantenuto la promessa fatta al Presidente Fraizzoli. Mancano due giornate alla fine del Campionato e l’Inter è a più 5 punti sulla Juventus, matematicamente Campione d’Italia per la dodicesima volta nella sua storia. Dopo quello del 1971 è il secondo scudetto di Fraizzoli e questa volta è proprio tutto suo. Quella squadra va ricordata tutta. I giocatori della formazione base erano: il n°1 Ivano Bordon in porta; a destra il “Terzino” Giuseppe Baresi, giocatore silenzioso e di classe, tattico e serio; a sinistra il “Terzino” Gabriele Oriali, uomo di poche parole e di fatti concreti, con grande carattere e innamorato della maglia dell’Inter. Lo “Stopper” era Roberto Mozzini, uomo modesto e di grande esperienza. Nelle marcature era “spietato” e all’occorrenza “acrobatico”. Lui segnerà il goal scudetto: il pareggio con la Roma che darà la matematica certezza della vittoria. Il pubblico si ricorderà per sempre di lui per questa rete. Il Capitano Graziano Bini era il “Libero”, giocatore di stile, fedelissimo alla maglia nerazzurra. Sulla linea mediana giocavano Giampiero Marini e Domenico Caso. Marini era un vero amante del centrocampo. Ai suoi “piedoni” sopperiva con un cervello calcistico davvero fino. Generoso in campo e allegro nella vita, fu lui che vedendo Giuseppe Bergomi giovinetto con i baffi inventò il suo soprannome, dicendogli: “Mi sembri mio zio”. Il “Regista” Domenico Caso, “Ala” guizzante, era un giocatore “giudizioso” che correva su e giù per il campo, forse, facendo più del proprio dovere. Un genio del pallone era la “Mezzapunta” Evaristo Beccalossi. In attacco, all’“Ala destra” , c’era Giancarlo Pasinato, come spingeva lui il gioco sulla fascia non lo faceva nessuno. Un vero e proprio “podista” di fascia, esuberante. “Seconda punta” era Carlo Muraro, giocatore coraggioso in area, volava come il vento e quando lo decideva era realmente imprendibile per le difese avversarie. “Centravanti” era il pungente Alessandro Altobelli. Il secondo portiere era Renato Cipollini, uomo sempre disponibile. Nazareno Canuti, giocatore grintoso e acrobatico, veniva dal “vivaio” dell’Inter ed era talmente bravo da essere presente in campo quanto i titolari (26 le sue presenze). Poi: Leonardo Occhipinti (giocatore eclettico), Franco Pancheri, grande marcatore (17 le sue presenze) e Claudio Ambu, degna riserva di Altobelli (13 presenze). Questa Inter passa alla storia come l’“Inter Operaia”, i suoi giocatori sono tutti grandi lavoratori e tutti italiani.

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Il 28 Giugno 1981 l’Inter vince un derby e batte il Milan 1-3. In Curva Sud avvengono gravi incidenti, carica degli Ultras nerazzurri e contro-carica dei rossoneri. Si sta giocando il “Mundialito” torneo amichevole estivo considerato abbastanza prestigioso a quei tempi. L’Inter stacca il Santos aggiudicandosi il torneo.

Il 20 Maggio 1982 si gioca Torino-Inter, Finale di ritorno della Coppa Italia. Finisce 1 a 1 e all’andata l’Inter aveva vinto 1 a 0. È la terza Coppa Italia della storia nerazzurra.

AN17059 Inter-Ascoli

Pierluigi Arcidiacono
Pierluigi Arcidiacono
Il nostro Direttore, Pierluigi Arcidiacono, un giorno chiese al suo papà di portarlo ad assistere a Inter-Sampdoria, nel 1971, quando non aveva ancora dieci anni. Aveva saputo che Suarez non giocava più con la maglia nerazzurra, ma con quella blucerchiata. Questo, nella logica di un bambino, gli appariva come una cosa molto strana, quindi, desiderava vederlo in campo. Quel giorno giocavano gli uomini che avrebbero vinto l’11° scudetto della storia dell’Inter e quella squadra rimarrà sempre nel cuore del nostro Direttore. La partita finì 3 a 1 per i nerazzurri. Segnò prima Mazzola al 46°, poi, Boninsegna su rigore al 65°, ancora Boninsegna all’80° e, infine, proprio davanti agli occhi del nostro Pigi Arcidiacono, Suarez segno il goal della bandiera su rigore. Passarono un po’ di anni. Pigi scrisse molto (poesie, articoli, libri e testi teatrali) e tra i suoi scritti si trovano anche diversi testi sull’Inter. Si ricordano soprattutto: “Vade retro Satana - Storie di una vita neroazzurra” (Librificio-Proedi - 2004), “Marco Materazzi - Degno della maglia” (Il Flabello - 2006), la monografia “La Grande Inter Anni ’60” (Cigra 2003 - 2007) e “Armando Picchi - Un nome già scritto Lassù” (Il Melograno - 2011). Da non dimenticare anche: “Massimo Moratti - Mai visto un cuore così grande” (Il Flabello - 2006) e il primo libro pubblicato in Italia su Javier Zanetti, “Milano siamo noi - Il cuore del Capitano” (Il Flabello - 2009) . Nel 2013, Arcidiacono, inizia a pensare al sito #INTER (Hashtag Inter) dove si tenterà di parlare di Calcio e dell’Inter diversamente, ma sempre con cuore.
http://www.hashtaginter.it