L’Inter è approdata ai Quarti di Finale di Europa League!
Steso il Getafe nella gara secca degli Ottavi con reti di “Big Rom” ed Eriksen la truppa di Conte ha abbattuto un altro tabù che voleva l’Inter mai oltre gli Ottavi delle Coppe Europee dal 2011 in poi. Nove anni fa la “Beneamata”, allenata da Leonardo, giunse ai Quarti di Champions League dove inciampò sull’ostico Schalke 04. Ostico era pure il Getafe, ma l’Inter contiana è riuscita ad andare oltre l’ostacolo con feroce determinazione, compiendo un altro passo verso lo status di grande squadra. Passo dopo passo l’Inter cresce, step by step.
Nel 2011 nella Veltins Arena di Gelsenkirchen i nerazzurri reduci del “Triplete” uscirono malamente dal Quarto di Finale della massima competizione continentale e proprio nello stesso stadio, scherzo del destino, ora Handanovič e soci hanno strappato il pass per l’ingresso al Quarto di Europa League, dove affronteranno (domani) il Bayer Leverkusen.
Come da pronostici della vigilia il Getafe si è rivelato formazione scorbutica, tignosa, la classica squadra sporca e cattiva che fa giocare male l’avversario più quotato. L’Inter era favorita, ma il rischio di una brutta figura contro una simile contendente era dietro l’angolo. Conte aveva previsto sofferenza e sofferenza è stata, ma i nerazzurri non l’hanno subita, se non nel primo quarto d’ora di match, l’hanno saputa gestire senza perdere la bussola, come avvenuto spesso in passato, dimostrando di essere cresciuti in personalità.
Il mister ha disposto in campo i propri uomini col 3-5-2 classico rinunciando al trequartista, ovvero, a Eriksen, preferendo corsa e muscoli della mediana composta da Barella e Gagliardini che dovevano sostenere la regia di Brozović. Sulla fascia destra Conte ha piazzato D’Ambrosio preferendolo a Candreva e Moses per contrastare le scorribande di Cucurella, elemento di buona qualità del team iberico. Meno qualità sul terreno di gioco per privilegiare la sostanza ai fronzoli. Ennesima panchina nel reparto arretrato di Škriniar (radio mercato lo dà in partenza) avvicendato da Godín sempre più padrone dei meccanismi della difesa a tre. La linea arretrata era completata al centro da De Vrij e a sinistra da Bastoni. Nel reparto avanzato, per giostrare accanto a “Big Rom”, Conte ha scelto Lautaro tenendosi il neo acquisto (era all’Inter in prestito ora è nerazzurro a titolo definitivo) Alexis Sánchez come asso da giocare durante la partita.
José Bordalas ha rinunciato al consueto 4-4-2 per virare sullo schieramento 4-5-1 puntando su un centrocampo fitto e aggressivo per arginare e soffocare la manovra nerazzurra piazzando Maksimović a disturbare Brozović in costruzione, ma col compito di affiancare l’unica punta Mata nell’area interista in fase di attacco. A completare il piano tattico di Bordalas la linea difensiva con un baricentro molto avanzato.
Nella fase iniziale della gara la strategia del tecnico degli spagnoli ha funzionato a meraviglia e l’Inter è stata travolta dall’aggressività e dal ritmo elevatissimo del Getafe, perfetto nell’applicare il disegno tattico del suo allenatore. Le occasioni per gli iberici sono state almeno 4 nei primi 10’ e soltanto la reattività di Handanovič, oppostosi da Campione a una bella capocciata di Maksimović, e una provvidenziale scivolata di Bastoni a chiudere in extremis una conclusione a botta sicura di Mata hanno impedito al Getafe di bucare la porta nerazzurra. Vantaggio negato al Getafe anche da un po’ di buona sorte che ha accompagnato il balbettante avvio interista. Gli uomini di Conte non riuscivano ad uscire soffocati dal pressing asfissiante degli avversari che bloccavano Brozović con Maksimović e chiudevano con i due centrali i rifornimenti a Lukaku che non riusciva a trovare i giusti movimenti per essere servito né dai centrocampisti né dai rinvii di Handanovič come spesso accaduto nel finale di Campionato. Anche Lautaro non trovava il movimento a venire incontro ingabbiato nelle linee strette degli spagnoli che strabordavano anche sulle fasce dove Cucurella e Nyom, con le sovrapposizioni dei terzini, mettevano a mal partito D’Ambrosio e Young.
Conte incitava i suoi cercando di comunicare forza e suggerimenti tattici per uscire dall’impasse e piano piano, step by step, l’Inter ha preso campo trascinata da un Barella rabbioso e poco disposto a subire i propri dirimpettai. Brozović è arretrato a vertice basso del centrocampo lasciando la costruzione iniziale ai centrali esterni Bastoni e Godín che innescavano le punte, su cui accorciavano i mediani Barella e Gagliardini, con Lukaku a cercare la profondità e Lautaro ad accorciare verso i portatori di palla.
Così dopo il salvataggio di Bastoni al 18’ è iniziata un’altra partita, il copione tattico nerazzurro ha via via sopravanzato quello spagnolo e le occasioni da goal si sono materializzate sul fronte interista. Perfetto nel movimento a venire incontro in fase di possesso, Lautaro per due volte si è liberato al tiro obbligando Soria a due difficili respinte. Anche Brozović e D’Ambrosio su azione da palla inattiva hanno spaventato Soria. Il match aveva cambiato spartito con l’evidente superiorità tattica interista che ha prodotto il goal del vantaggio: Bastoni in possesso della palla ha alzato lo sguardo, ha notato Lautaro che accorciava portandosi dietro Djeme, il forte centrale avversario, e ha calibrato un lancio lungo in profondità per “Big Rom” che era andato in verticale a cercare il “one to one” con Etxeita. Gioco facile per il belga che ha lasciato scorrere la palla, ha lavorato col braccio per tenere a distanza il difensore poi ha fulminato con un sinistro a incrociare Soria sul palo lontano (33’). Azione da manuale che ha fatto impazzire di gioia Conte a bordo campo. La rete ha aperto nuovi orizzonti offensivi all’Inter, mentre ha cambiato i piani di Bordolas costretto a spingere i suoi a cercare di fare la partita rinunciando all’idea di trovare il goal con una giocata sporca per poi chiudere gli spazi ai nerazzurri con la cattiveria che contraddistingue la sua formazione. Prima del the, al 40’, uscita a vuoto di Handanovič, su corner battuto da Timor, fortunatamente senza conseguenze per i nerazzurri che da un po’ avevano ridotto all’impotenza le catene laterali spagnole bloccando le sovrapposizioni che all’inizio gli avevano chiusi all’angolo.
Ripresa con l’Inter che ha il controllo del centrocampo in cui Brozović era il vertice basso a stoppare i pavidi tentativi iberici e appoggiare per gli inserimenti di Barella e Gagliardini, con il primo a brillare particolarmente. Raddoppio sfiorato dai nerazzurri con lo stesso Barella e poi con Godín a fallire un facile tap in seguente a una bella conclusione in rovesciata di D’Ambrosio.
Dopo un quarto d’ora in cui il Getafe non riusciva a uscire, Bordolas ha inserito l’attaccante Angel per Maksimović ricompattando i suoi con l’attuale 4-4-2.
Mossa azzeccata che ha visto il Getafe alzare il baricentro e pressare con convinzione i portatori di palla interisti. La truppa di Bordolas trovava conclusioni pericolose sfondando in penetrazioni esterne per servire in area il duo di attacco. Su una palla crossata da destra da Nyom, Mata ha incornato in girata obbligando Handanovič ad alzare la sfera sopra la sbarra.
A differenza di altre volte, l’Inter ha mantenuto gambe salde e mente fredda difendendosi con ordine e ripartendo appoggiandosi sui perfetti movimenti dei suoi attaccanti. Occasioni in break, dunque, per i ragazzi di Conte.
Bordolas ha inserito poi il “Volpone” Molina per Mata al centro dell’attacco e un’ala abile nell’uno contro uno in fascia destra al posto di Nyom. Proprio da destra è arrivato in mezzo all’area nerazzurra un pallone aereo che Godín, sbilanciato da una spinta di Angel, intercettava col braccio: rigore che Molina ha spedito malamente a lato.
Il pericolo sventato ha messo le ali alla truppa nerazzurra che vedevano Lukaku sprecare, a sua volta, un penalty in movimento con palla pervenuta da una penetrazione a destra dell’ottimo Barella.
Una rovesciata pericolosa di Molina è stato l’ultimo acuto del Getafe perché l’ingresso di Eriksen per uno stanco Brozović ha chiuso i giochi. Il danese, pochi minuti dopo il suo ingresso, ha raccolto un invito di Bastoni, finalmente autoritario, ha aperto sulla destra per D’Ambrosio che ha rimesso in mezzo, maldestra respinta di Djeme che il danese ha raccolto spedendo nel sacco di sinistro. Match in cassaforte al minuto 83.
Col passaggio al 3-4-1-2 l’Inter ha messo sul rettangolo verde la qualità giusta, rafforzata anche dall’ingresso di Sanchez per “Il Toro”, che le ha permesso di controllare il finale di gara senza ambasce.
Così è stato Sanchez a mancare il 3 a 0 davanti a Soria fallendo il cucchiaio dopo che anche Gagliardini aveva sbagliato un facile tap in su azione da palla ferma calciata da Eriksen. Braccia alzate dei nostri al triplice fischio.
Inter ai Quarti con merito perché è stata più forte dello scorbutico avversario e della sofferenza iniziale e della fase centrale della ripresa. Accorgimenti tattici ormai ben assimilati da parte della squadra che ha vinto grazie alla cresciuta maturità. Un passo avanti nella crescita per diventare grandi, un passo avanti nella Coppa europea che non veniva compiuto da 9 anni.
“I grandi viaggi cominciano con piccoli passi” recita un antico proverbio cinese che sarà tanto caro ai proprietari dell’Inter che devono far di tutto per trattenere Conte. Step by step speriamo sia davvero un grande viaggio verso una meta che renda l’Inter di nuovo grande. Perdere Conte vorrebbe dire annullare tutti gli step di crescita fatti sin qua dalla squadra. Sarebbe un grave passo all’indietro, uno step back da evitare assolutamente.
(La foto in apertura di servizio è di #MattiaOzbot)
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