Al “Bentegodi”, per l’Onore della maglia

Together Inter Milano

Questa sera, alle 20.45, si scende in campo al “Bentegodi”, per l’Onore della maglia. La nostra maglia, la maglia dell’Inter. Si affronterà il Chievo Verona e, considerando il risultato del debutto di ieri sera della Roma e della Juventus, la risposta può essere una sola: la vittoria. C’è una nuova società, c’è un nuovo allenatore, c’è una buona squadra, ci sono alcuni rinforzi importanti… Chi fa altri “voli pindarici” nell’analisi di questa Inter ha evidentemente interessi che non hanno nulla a che vedere con una valutazione corretta di questo inizio stagione nerazzurro. Certo possiamo capire i tifosi, che, massacrati da messaggi negativi per tutta l’estate, possano essere stati condizionati. Ma le valutazioni fatte sulla base di complottini mediatici non dovrebbero scalfire i veri interisti.

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La questione dell’Onore della maglia è importante e ci sarebbe bisogno di qualcuno che la insegnasse ai giocatori e non solo. Siamo abituati a fare esempi di persone: Facchetti, Bergomi, Zanetti… Totti, Nesta. «Ma come», direte, «Nesta la Lazio l’ha lasciata?». Sì, certo, ma lo ha fatta per salvarla, economicamente. Anche questo può essere un modo di servire – con Onore – la propria compagine, la propria maglia.

L’Onore, però, non deve essere considerato soltanto una virtù personale, ma un bene collettivo. Ecco perché si sente l’appartenenza a un clan, a una squadra. L’Onore della prima Inter fu ereditato da Picchi e dalla “Grande Inter”, ed è stato un’eredità raccolta dai giovani di Bersellini, che, a loro volta, l’hanno trasmesso ai ragazzi di Trapattoni e così, sino a chi è sceso in campo con Simoni, Cuper, Mancini, Mourinho, Leonardo, Benitez. Così è per i tifosi, di padre in figlio. Così deve essere per i ragazzi della Curva. Così ci si sente importanti e impegnati a preservare i propri valori. L’Onore non è qualcosa di tesaurizzato, questo è importante! L’Onore va alimentato, giorno dopo giorno, vittoria dopo vittoria e anche sofferenza dopo sofferenza.

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Questa sera il Chievo, poi, il Palermo e il Pescara e il 18 c’è già Inter-Juve. La passata stagione, in occasione della Semifinale di ritorno di Coppa Italia, i giocatori dell’Inter a mostrato cosa significhi giocare con Onore. È la prova a cui attendiamo tutti, tifosi e pubblico compresi.

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Pierluigi Arcidiacono
Pierluigi Arcidiacono
Il nostro Direttore, Pierluigi Arcidiacono, un giorno chiese al suo papà di portarlo ad assistere a Inter-Sampdoria, nel 1971, quando non aveva ancora dieci anni. Aveva saputo che Suarez non giocava più con la maglia nerazzurra, ma con quella blucerchiata. Questo, nella logica di un bambino, gli appariva come una cosa molto strana, quindi, desiderava vederlo in campo. Quel giorno giocavano gli uomini che avrebbero vinto l’11° scudetto della storia dell’Inter e quella squadra rimarrà sempre nel cuore del nostro Direttore. La partita finì 3 a 1 per i nerazzurri. Segnò prima Mazzola al 46°, poi, Boninsegna su rigore al 65°, ancora Boninsegna all’80° e, infine, proprio davanti agli occhi del nostro Pigi Arcidiacono, Suarez segno il goal della bandiera su rigore. Passarono un po’ di anni. Pigi scrisse molto (poesie, articoli, libri e testi teatrali) e tra i suoi scritti si trovano anche diversi testi sull’Inter. Si ricordano soprattutto: “Vade retro Satana - Storie di una vita neroazzurra” (Librificio-Proedi - 2004), “Marco Materazzi - Degno della maglia” (Il Flabello - 2006), la monografia “La Grande Inter Anni ’60” (Cigra 2003 - 2007) e “Armando Picchi - Un nome già scritto Lassù” (Il Melograno - 2011). Da non dimenticare anche: “Massimo Moratti - Mai visto un cuore così grande” (Il Flabello - 2006) e il primo libro pubblicato in Italia su Javier Zanetti, “Milano siamo noi - Il cuore del Capitano” (Il Flabello - 2009) . Nel 2013, Arcidiacono, inizia a pensare al sito #INTER (Hashtag Inter) dove si tenterà di parlare di Calcio e dell’Inter diversamente, ma sempre con cuore.
http://www.hashtaginter.it