Amadeus, cuore nerazzurro. Quando fu prigioniero della Curva bianconera – Di Marco Murri

In Primo Piano Nerazzurri

A vederlo così elegante e pacato,#Amadeus, sempre pronto ad assecondare benevolmente la nemmeno troppo recitata tracotanza del gigante Zlatan, alludendo a una rivalità stracittadina che lo vede momentaneamente prevalere, mai si direbbe che Amedeo Umberto Rita Sebastiani, per tutti solo Amadeus, si sia trovato nel suo passato a fronteggiare ben altre rivalità sportive, che nulla hanno a che vedere con la sua fede interista.

Era il primo di settembre del 1991 quando, l’allora ventinovenne già conduttore di Deejay Television, assieme a Jovanotti e al suo attuale compagno di avventure all’Ariston, Fiorello, veniva ingaggiato da Italia Uno per fare da inviato in un innovativo format televisivo per l’epoca. La trasmissione si chiamava “Domenica Stadio” e doveva raccontare in tempo reale ciò che accadeva sui principali campi di Serie A, dal “pre” al “post” partita. In studio due futuri mostri sacri come Sandro Piccinini e Marino Bartoletti, e, in giro per l’Italia svariati ragazzi dalla buona verve e con una passione per il Calcio.

Siamo dunque alla prima di Campionato Stagione 1991/1992, con ai nastri di partenza la Sampdoria di Vialli e Mancini scudettata, il Napoli ormai orfano di Maradona, il Milan passato da Sacchi a Capello e l’Inter, squadra del cuore di Amadeus, rinnovatissima e affidata alla zona e al WM di un toscano apuano scorbutico che promette ritmo e gioco offensivo: Corrado Orrico.

Ma il giovane siciliano dal naso importante non viene mandato a San Siro, per assistere a un deludente 1 a 1 acciuffato dal giovane Ciocci.
No, Amadeus appare nel caos dell’antistadio del Delle Alpi, per quella che è la gara di cartello dell’esordio del Campionato, ovverosia la sfida bollente fra Juventus e Fiorentina; resa ancor più rovente dagli ultimi due anni che hanno visto prima i bianconeri trionfare nella finale di UEFA con mille polemiche arbitrali e, subito dopo, sancire il passaggio del gioiellino Roby Baggio da Firenze a Torino, con tanto di sommossa popolare.

Sono previsti tafferugli a Torino, ma “Ama”, che indossa una camicia da turista alle Fiji, affronta il tutto da buon anchorman e quando gli passano la linea è radioso e sorridente.

Dietro e attorno a lui i tifosi della Juve scalpitano e, allora, lui prende il microfono e inizia un giro di consultazioni che parte con un inequivocabile “Viola! Viola! Vaffa…”.
Imbarazzatissimo, Amadeus, continua a ridere, ma la situazione sfugge sempre più di mano e parte un altro coro: “Un solo grido, un solo allarme….” (il resto lo conoscete). Ormai nessuno più accenna a placarsi, anche se Amadeus prova a intervistare per stemperare gli animi, riuscendoci parzialmente.
Quando l’ennesimo sfoggio di passione (incivile) fa breccia, allora lui alza bandiera bianca e, sempre col sorriso, ripassa la linea allo studio.
La partita vedrà molta tensione in campo, con colpi proibiti al match winner Casiraghi, e con il futuro conduttore di Sanremo comunque professionale fino al termine dei novanta minuti.

Sarà la prima e unica partita che Amadeus seguirà da Inviato Speciale, perché dalla volta successiva di lui non si avranno notizie per addirittura due lunghi anni, a punire chi aveva dato voce ai cori beceri degli Ultras bianconeri.

Nella sua carriera ha poi riaffrontato, nel 2006, un periodo buio nella sua carriera ma “Ama”, come la squadra che ama, ha sempre saputo risollevarsi dalle difficoltà.

Chissà, però, come ha maledetto quel giorno in cui, invece di andare a vedere la sua Inter con Orrico, Lothar Matthäus e Nicolino Berti, dovette vedersela con le intemperanze dei tifosi della acerrima rivale.

Adesso è cambiata la musica: niente più cori da stadio, ma orchestra e voci dell’Ariston. Se vorrà tornare a cantare per qualche successo sportivo, lo aspettiamo di nuovo a San Siro, insieme al suo amico Rosario Fiorello e ai suoi ragazzi…. Quelli della Nord.

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