Sembra non finire mai il fardello di brutte notizie di questo 2020. Apprendiamo con velata tristezza la notizia che il Campione nerazzurro e della Nazionale Italiana Mauro Bellugi, a seguito di una lungodegenza da Covid-19, ha subito l’amputazione di entrambe le sue gambe.
Gambe imponenti e forti, prestate a un gioco del Calcio che, negli Anni ’70, era sicuramente più rudimentale e meno aiutato dai comfort e le riabilitazioni esistenti ai giorni nostri.
Mauro era realmente un atleta robusto, alto un metro e ottantaquattro in un Paese che all’epoca aveva una media di pochissimo superiore al canonico metro e settanta.
La sua traiettoria inizia in nerazzurro con la vittoria di uno Scudetto appena ventenne, e continua a legarsi ai nerazzurri per un lustro, nel quale mette a segno la sua unica e preziosa rete, perla di valore inestimabile per Mauro. Grazie anche a quella l’Internazionale di Milano batte a San Siro 4 a 2 il Borussia Moenchengladbach, assicurandosi un buon vantaggio per un turbolento ritorno che sarà vissuto in due momenti diversi: prima al BoelkenbergStadion di Moenchengladbach, in Westfalia, dove verrà scagliata la famigerata lattina in testa a Bonimba e travolta la compagine di Bellugi e compagni per 7 a 1; poi fortunatamente per i nerazzurri si ripeterà a Berlino dopo la decisione di annullare quel match di andata, inficiato da quel bizzarro episodio.
Rimarrà quella l’unica segnatura della sua solida e lineare carriera da difensore vecchio stampo, che si incollava al centravanti e ingaggiava duelli in aria e per terra, saltando e entrando in tackle scivolato, con quelle gambe dalla circonferenza ipertrofica a rendere dura la vita ai suoi avversari: da Bettega a Graziani, passando per Savoldi e Bigon, fino ad incrociare nel Mundial del ’78, in Argentina: Krankl, Hrubesch e Rummenigge.
Nel 1974 lo acquista il Bologna, dove Mauro forse disputerà le sue stagioni migliori, quelle della maturazione definitiva. Poi Napoli e Pistoia, per terminare senza che la linfa vitale lo abbandoni mai. Come un albero secolare. Come una quercia, che negli anni rimane un riferimento visivo per orientarsi, e a cui ci si può sempre saldamente appoggiare.
A lui si appoggerà anche Aldo Biscardi, negli Anni Ottanta in cui l’alleggerimento culturale è stato esportato anche nel Belpaese, e che si estrinseca appieno nelle emittenti private dove il Processo imperversa fino a diventare, nei primi Anni Novanta, una trasmissione di punta pur senza ricorrere alle immagini di goal. È un salotto, ai limiti del “Bar Sport”, dove gli ospiti, però, devono avere un bagaglio di competenza, dato loro soprattutto dall’esperienza di campo. Bellugi attinge sempre al linguaggio di campo, spiega in modo anche fisico se c’è bisogno, alzandosi e prestandosi a teatrini improvvisati degni del miglior Derby, non della Madunina ma di tutta la Milano di avanguardia della comicità. Sempre educato, a dispetto della voce burbera, e sempre con una verve che non lascia trasparire nessun segno di disappunto verso il tempo che passa inesorabile.
Uno che fino a poco fa, nelle emittenti locali, da opinionista tifoso, ha sempre gioito delle vittorie della sua Inter.
Ne è dolce e spiritoso un ricordo del nostro Direttore quando Bellugi fece con lui un viaggio in automobile per andare a Pinzolo (TN), in occasione del ritiro estivo del 2011 dell’Inter.
Purtroppo come tanti, Mauro si è ammalato di Covid. Non avremmo mai pensato che gli avvenimenti si sarebbero spinti fino ad amputare quelle due gambe che ha generosamente usato per uno sport che è sempre stato la sua vita; e che hanno retto il suo tronco da quercia fino a oggi. Adesso lo aiuteranno le protesi, così come si rinforzano le radici di un albero quando subiscono le forze delle intemperie e hanno bisogno di essere fissate al suolo.
Siamo sicuri che il suo carattere non subirà eccessivamente le conseguenze di questa brutto imprevisto: una quercia è dura da abbattere, soprattutto se ha lo spirito vitale di Mauro Bellugi. Allora noi ti abbracciamo, come si abbraccia l’albero che per i Romani era simbolo di forza, coraggio e, non ultima, di dignità.
#Bellugi #Robiolina #Invernizzi #GianniInvernizzi #InterSpaziale” #Scudetto1971 #UndicesimoScudetto #HeribertoHerrera #IvanoreFraizzoli #Bauscia #HH2 #LidoVieri #MauroBellugi #GianfrancoBedin #MarioGiubertoni #TarcisioBurgnich #MarioBertini #GiancarloCella #MarioFrustalupi #BernardinoFabbian #MarcoAchilli #SandroMazzola #MarioCorso #GiacintoFacchetti #RobertoBoninsegna #Jair #Bonimba #MassimoCacciatori