Quando “Robiolina” Invernizzi, subentrò e vinse – Di Cristiano Marzorati

In Primo Piano Nerazzurri Storia

La rimonta di quella che viene definita “Inter Spaziale” e che vincerà lo Scudetto nel 1971 (l’11° per l’Inter), inizia proprio con una sconfitta e, purtroppo, anche una sconfitta amara: 3 a 0 secco per il Milan, nel derby dell’8 novembre 1970.

L’allenatore è Heriberto Herrera e, per i più giovani, chiariamo che non si tratta di quell’Herrera che allenava la “Grande Inter” che vinse tre Scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali; quello era Helenio.

Dopo l’onta così netta della sconfitta nel “Derby della Madonnina” avviene la scelta definitiva del Presidente Ivanoe Fraizzoli: Heriberto Herrera non mangerà il panettone.

A quei tempi i cambi tecnici in corsa non erano frequenti come oggi, specie dopo poche giornate dall’inizio del Campionato, anche perché gli allenatori disponibili a sostituire i colleghi esonerati erano pochi. Il Presidente dell’Inter è così costretto a trovare la soluzione in casa, affidando la squadra in difficoltà al mister della Primavera: Giovanni Invernizzi; una scelta che col senno di poi si rivelerà tutt’altro che un ripiego, entrando anzi nella storia quale unico caso di allenatore capace di vincere lo Scudetto subentrando a stagione in corso. Un record che oggi, a quasi mezzo secolo di distanza, rimane ineguagliato. Un traguardo raro; un altro primato dell’Inter e solo nerazzurro, perché nella storia del Campionato italiano non esistono altri casi.

Il nuovo tecnico parte avvantaggiato dall’esperienza vissuta in neroazzurro come calciatore negli Anni Cinquanta, che gli garantisce un’ottima conoscenza dell’ambiente, delle aspettative e delle pressioni tipiche della Milano “Bauscia”. Se HH2, come veniva soprannominato il suo predecessore per distinguerlo da “Il Mago” argentino, era un fanatico sostenitore della tattica e della preparazione fisica, “Robiolina” (così ribattezzato per l’omonimia con la famosa casa produttrice di formaggi freschi) capisce subito che avendo in rosa elementi dai piedi buoni come: Mazzola, Corso, Facchetti, Boninsegna e Jair, la carta vincente è sfruttare la loro tecnica fino a quel momento sacrificata a schemi forse troppo rigidi.

Dopo appena una settimana di lavoro l’inizio è promettente: a San Siro il Torino viene nettamente sconfitto per 2 a 0 grazie alla doppietta di “Bonimba” (Roberto Boninsegna) nella ripresa.

Purtroppo, però, il ritrovato entusiasmo subisce un duro colpo nella giornata successiva, contrassegnata da un nuovo passo falso sul terreno del Napoli capolista. Il vantaggio realizzato da Jair si rivela illusorio; i partenopei recuperano imponendosi con il risultato di 2 a 1, costringendo Invernizzi a fare i conti con la sua prima sconfitta su una panchina professionistica. Lui non lo può sapere, ma quella resterà l’ultima della stagione.

Sul volo di ritorno a Linate l’atmosfera è di delusione ma non di resa. I “Senatori” reduci dalla “Grande Inter” euromondiale, che di vittorie e di rimonte impossibili se ne intendono, stringono un patto d’acciaio ed elaborano una tabella che, se rispettata, porterebbe l’Inter a un tricolore sul quale, in quel momento, nemmeno l’ultrà più sfegatato scommetterebbe una lira bucata.

(La foto in apertura di servizio è tratta dalla rivista ufficiale dell’Inter: INTER football club)

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