22 maggio 2010: l’Inter scrive una pagina leggendaria di Storia dello Sport – Di Carlo Codazzi

In Primo Piano Nerazzurri Storia

Dieci anni fa, il 22 maggio 2010, l’Inter ha scritto una leggendaria pagina di Storia del Calcio e dello Sport.

Allo stadio Santiago Bernabeu di Madrid, l’Inter di Massimo Moratti e di Josè Mourinho superò con il classico punteggio all’inglese il Bayern Monaco conquistando la sua terza Champions League che si aggiungeva ai trionfi in Coppa Italia e in Campionato rispettivamente datati 5 e 16 maggio dello stesso anno I nerazzurri avevano realizzato ciò che pareva un sogno irraggiungibile: il “Triplete” come fu definito dagli spagnoli l’anno precedente (quando a realizzare l’impresa fu il Barcellona di Guardiola). Questa è la pagina di Storia che quella notte di 10 anni fa l’Inter scrisse nel “Libro dello Sport italiano” ed europeo.

Una pagina leggendaria di Sport italiano perché nessun club italico era mai riuscito nella stessa impresa e una pagina di Storia dello Sport europeo perché soltanto cinque club del vecchio continente erano riusciti, in precedenza, a mettere in bacheca nella stessa stagione i trofei della Coppa nazionale, dello Scudetto e della Coppa dei Campioni (o Champions League che dir si voglia).

L’ F.C. Internazionale era dunque entrata in una prestigiosissima, ristretta élite internazionale come si addice al nome che i suoi fondatori scelsero per lei la notte del 9 marzo 1908 al ristorante “Orologio” di Milano.

Di quella ristretta cerchia facevano già parte il Celtic Glasgow (il primo a conquistare il “Triplete” nel 1967 battendo proprio l’Inter, per 2 a 1, nella Finale di Lisbona della Coppa dei Campioni); l’Ajax di Amsterdam (battendo 1 a 0 la Juventus nella Finale della Coppa dei Campiomi 1973 a Belgrado); il PSV Eindhoven (1988), il Manchester United (1999) e il Barcellona (2009). I blaugrana sono gli unici ad aver ripetuto il “Triplete”. Nel 2015, infatti, battendo 3 a 1 la Juventus a Berlino in Finale di Champions doppiarono l’impresa del 2009. Tre anni dopo il trionfo interista, il Bayern Monaco si aggiunse alla lista dei club “tripletisti” realizzando quel sogno che l’Inter di Mou gli aveva infranto nella magica notte del Bernabeu (il Bayern, allora guidato da Van Gaal, aveva, infatti, vinto la Coppa di Germania e la Bundesliga prima del Calcio d’inizio della Finale di Champions contro Zanetti e compagni).

L’Inter fa, quindi, parte dei magnifici 7! I sette club europei che hanno realizzato l’impresa al cubo nella stessa stagione sportiva. L’unico club italiano presente nell’élite del numero 3.

Tornando con la mente a quella notte magica in cui i nostri hanno fatto la Storia le emozioni ci stringono ancora il cuore; cuore che al calcio d’inizio di quella Finale di dieci anni fa palpitava a mille nel petto dei milioni di tifosi nerazzurri che stavano seguendo l’evento nel mondo: chi allo stadio (20.000 fortunati), chi davanti agli schermi giganti approntati in Piazza del Duomo a Milano (150.000 tifosi !), chi davanti alla televisione.

Nel Bayern mancava Frank Ribery, squalificato, mentre all’Inter mancava Motta (squalificato), ma la squadra era più carica che mai. Chi scrive percepiva nelle viscere e nell’anima che la vittoria non poteva sfuggire alla “Beneamata” e crede che fosse una sensazione molta diffusa nella tifoseria interista.

Il Bayern dimostrò sin dalle prime battute che non sarebbe stato facile metterlo al tappeto, ma quando “Il Principe” Milito al 35’ mise il pallone alle spalle di Butt, dopo una fantastica combinazione con Sneijder, le sensazioni divennero una certezza. Quell’Inter i biancorossi bavaresi non l’avrebbero potuta fermare nemmeno con i Panther del Terzo Reich. Spronati dal talento di Robben i biancorossi hanno reagito e costretto Julio Cesar ad almeno un paio di miracoli, ma il destino aveva già deciso che un altro Moratti doveva sedere sul trono d’Europa 45 anni dopo papà Angelo. Infatti, al 25’ della ripresa, Milito ha fulminato di nuovo di destro Butt al termine di un contropiede magistrale dopo aver ridicolizzato Demichelis con la famosa “sterzata”. Era l’apoteosi!

Tutta la panchina nerazzurra esultò, Mourinho compreso, all’unisono con l’esplosione di gioia del settore interista del Bernabeu, mentre a Milano Piazza Duomo pareva fosse stata scossa da un tuono di immane potenza. In tutto il pianeta gli interisti esplosero di pazza gioia.

A suggellare quell’imminente, storico, trionfo Mourinho, nel finale della sfida, rese onore alla carriera nerazzurra di Marco Materazzi (detto “Matrix”) mandandolo in campo al 91’ per fargli vivere sul campo quel momento magico e per permettergli di vedere inciso il suo nome tra quelli che avevano fatto la leggenda.

Al triplice fischio finale i cuori nerazzurri sono corsi a festeggiare nelle strade delle loro città, dei loro paesi, per celebrare un trionfo che era di tutti gli interisti, perché tutti hanno contribuito, tutti hanno portato il loro mattoncino per costruire la leggenda.

Un’impresa al cubo raggiunta grazie a tre M: Moratti, Mourinho, Milito. Quest’ultimo indossava la casacca col numero 22, esattamente il numero di reti che ha messo a segno Nel campionato 2010, 22 come il 22 maggio di 10 anni fa. “Il Principe” ha segnato tutte le reti decisive del Triplete: goal alla Roma nella Finale di Coppa Italia vinta 0 a 1 dall’Inter; goal al Siena nell’ultima, decisiva partita di Campionato vinta 0 a 1, che valse lo Scudetto; e la doppiettta al Bayern nella Finale di Champions League. Un exploit davvero principesco che ha segnato il destino della “Beneamata”.

Mourinho è stato l’erede di Helenio Herrera. Come “Il Mago” ha portato l’Inter in cima all’Europa, come lui ha fatto di una difesa imperforabile e delle micidiali ripartenze il punto di forza della squadra, come lui ha stupito e affascinato tutti con la sua travolgente personalità, come lui è riuscito a convincere i giocatori che erano i migliori di tutti e che nessuno avrebbe potuto fermarli verso il traguardo prefissato: la leggenda.
Moratti, un cognome che è sinonimo di Inter. La famiglia Moratti ha proiettato l’Inter nella leggenda ed è essa stessa leggenda. Dei 39 trofei presenti nella bacheca interista 23 sono firmati Moratti. Angelo e Massimo Moratti hanno portato la “Beneamata” sul tetto d’Europa e del mondo conquistando insieme 3 Champions (o Coppe dei Campioni). Il numero 3 ritorna sempre e il 22 maggio 2010 con Massimo Moratti l’Inter è diventata l’unico club italiano al cubo.

Chi ha l’Inter nel cuore non dimenticherà mai il 22 maggio 2010. Impressa a fuoco nella mente di chi ha ammirato quell’impresa al Bernabeu, in Piazza Duomo o davanti alla tv, resterà la faccia trasfigurata di Capitan Javier Zanetti mentre alza al cielo il trofeo della Champions League, così come resteranno impresse a fuoco le sue lacrime al triplice fischio finale e il suo ingresso al Meazza, davanti a 50.000 tifosi impazziti di gioia, a mostrare con orgoglio la Coppa assieme ad Angelo Mario Moratti mentre alle loro spalle sorgeva il sole. L’alba di un nuovo giorno da Campioni leggendari.

Eccoli, dunque, i nomi dei Campioni protagonisti della notte del 22 maggio 2010:

Julio Cesar, Maicon, Lucio, Samuel, Chivu, Zanetti, Cambiasso, Pandev, Sneijder, Eto’o, Milito.
Nella ripresa sono entrati al 23’ Stankovic (per Chivu); al 34’ Muntari (per Pandev); al 46’ Materazzi (per Milito).

Quella notte ci siamo sentiti tutti Campioni e quell’elenco dovrebbe essere composto dai nomi di milioni di persone con il cuore a tinte nerazzurre.

Anche le imprese leggendarie, talvolta, possono avere una macchia che, tuttavia, non toglie loro nulla. Purtroppo, Josè Mourinho scelse di non tornare a Milano a salutare, nel loro stadio, quei tifosi che per due anni l’avevano idolatrato e considerato alla stregua di un essere “divino”. Preferì salire sull’auto del Presidente del Real Madrid, nei garage sotterranei del Bernabeu. Nella notte della leggenda interista fu autore di una fuga verso il suo futuro perché assunse la guida tecnica dei blancos per le tre stagioni successive.

Ancora il numero tre che ritorna, il numero perfetto, il numero del “Triplete”. E dal 3 si passa a un altro numero dispari: il numero 7, il numero dei club al cubo in Europa. I magnifici 7 ! Noi dell’Inter ne siamo parte di quei magnifici, altri no. L’arroganza non sempre porta alle conquiste, non sempre apre la porta della leggenda.

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