Bellugi… La Curva Nord scorta il feretro

Il Direttore In Primo Piano Nerazzurri

Il Sole è tiepido, è bello quando in occasioni tristi come un funerale c’è bel tempo, aiuta nel conforto di chi soffre. Oggi a Sant’Ambrogio, però, soffrono un po’ tutti: non solo i parenti e i vecchi compagni di squadra, ma anche le persone semplici: i tifosi e alcuni curiosi. Questo tepore, poi, considerando che è il 23 di febbraio, vale doppio, è primaverile, anche se al termine del “Generale Inverno” manca ancora quasi un mese.

Bellugi Mauro

Chi accoglie i partecipanti è uno striscione della Curva Nord: BUON VIAGGIO BELLUGI EROE NEROAZZURRO CN69, poi, tutto prosegue secondo copione: gli innumerevoli ricordi, l’incenso e l’acqua benedetta sui fiori posti sulla bara, celebrazione e lettura di una lettera da parte della figlia.
Impossibile citare tutte le presenze.
Una persona, però, desideriamo citarla, anche se non ne conosciamo il nome: un tifoso con la sciarpa rossonera visibilmente commosso.
Presenti, chi lo avrebbe mai detto, anche due Guardie dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alleReali Tombe del Pantheon

Infine, accade qualcosa di molto bello: arrivano alcuni ragazzi della Curva Nord, si pongono alla sinistra dell’altare. Vorrebbero portare loro la bara a spalle, ma non si può… Attendono educatamente. Si decide perché si sistemino attorno e, così, Mauro Bellugi attraversa tutta la navata centrale della Basilica di Sant’Ambrogio, poi, il cortile esterno, scortato da chi lo ha amato molto.

Noi concludiamo pubblicando il testo integrale di una intervista (sottoposta solo a un leggero editing) che Mauro rilasciò alla rivista INTER FOOTBALL CLUB, subito dopo aver vinto lo Scudetto con la maglia neroazzurra, nella stagione 1970/1071.

Archivio fotografico Marco Ravezzani

MAURO BELLUGI

“Sono orgoglioso e felice di far parte di questa squadra formidabile”.

L’aveva ben detto qualche tempo fa che voleva diventare famoso come Arrigo VII, morto a Buonconvento in circostanze mai chiarite. Mauro Bellugi da Buonconvento in Provincia di Siena adesso è famoso, è Campione d’Italia. Beh, dopo Arrigo VII viene lui. Prima un Imperatore, poi un calciatore. Bellugi ha fatto tutta la trafila: Allievi, Primavera, De Martino, prima squadra. Ha esordito in Serie A nel settembre ’69 a Palermo. Ha compiuto la sua strada in tutta serietà, ha vinto uno Scudetto, è Nazionale Under 23.

Bellugi Mauro con maglia scudetto Inter 1971-72

Ecco il suo pensiero sulla strepitosa impresa nerazzurra:

“Superfluo dire che sono orgoglioso e felice di far parte di questa squadra formidabile, una squadra che ha vinto il più difficile Campionato che io ricordi. In novembre stavamo sotto metà classifica, a maggio abbiamo conquistato lo Scudetto. Non so nemmeno io dove scovare le parole adatte per raccontare la nostra cavalcata. È stata roba da fantascienza, ecco”.

C’è stato un momento brutto in questa sua stagione?
“Momenti brutti ne abbiamo avuti, sì, ma ormai li abbiamo dimenticati. Certo non è stato un autunno allegro: molte polemiche, l’eliminazione dalla due Coppe, il licenziamento di Heriberto dopo la sconfitta nel derby. Ma, ripeto, tutto è passato nel dimenticatoio. Quel che conta è lo Scudetto, e ce l’abbiamo in tasca. Addirittura l’abbiamo preso con due giornate di anticipo. Vuol dire che siamo proprio forti, fortissimi!”

E il momento più bello?
“Direi proprio quel 2 maggio, esattamente alle ore 17:40. Vincevamo quattro a zero contro il Foggia e sentiamo un boato terrificante, i tifosi sulle tribune che sembrano impazziti. Mi avvicino alla linea laterale e un tale mi grida che il Milan stava perdendo a Bologna. È stata una sensazione stupenda, giusto in quell’attimo ho capito che cosa significava essere Campione d’Italia”.

La spettacolosa primavera interista è coincisa con alcune sue grandi prove: quelle contro Prati, Pulici e Bettega. Tre grossi calibri che, secondo la critica, non hanno visto la palla…
“Ho fatto del mio meglio, non è il caso di dire che Bellugi ha fermato questo o quest’altro. Ringrazio chi ha avuto fiducia in me anche nei periodi grami. Certo i miei compagni mi hanno molto aiutato, li ringrazio tutti. Noi dell’Inter siamo molto uniti, ci aiutiamo a vicenda. È uno dei segreti del nostro successo: tutti per uno, uno per tutti. Come i Moschettieri”.

Che peso ha avuto il cambio dell’allenatore?
“Un peso enorme. Invernizzi ha ridato serenità a un ambiente turbato da tre mesi di terribili polemiche. Il clima era rovente, non si poteva continuare su quel metro. Io contro Heriberto non ho niente, anzi gli sono grato perché è stato lui a lanciarmi in Serie A, ma l’arrivo di Invernizzi ha rovesciato la situazione, ha fatto risorgere l’Inter”.

Lei ci sperava nello scudetto?
Mica tanto, specie in novembre. Poi è venuta quell’eccezionale serie positiva, poi ancora la prodigiosa vittoria nel derby di marzo. Allora non ho avuto dubbi: lo scudetto era nerazzurro!”

(Tutte le foto sono state concesse da Alessandro Ravezzani – Gli scatti sono di Marco Ravezzani)

Bellugi Mauro con moglie Donatella 1977
Pierluigi Arcidiacono
Pierluigi Arcidiacono
Il nostro Direttore, Pierluigi Arcidiacono, un giorno chiese al suo papà di portarlo ad assistere a Inter-Sampdoria, nel 1971, quando non aveva ancora dieci anni. Aveva saputo che Suarez non giocava più con la maglia nerazzurra, ma con quella blucerchiata. Questo, nella logica di un bambino, gli appariva come una cosa molto strana, quindi, desiderava vederlo in campo. Quel giorno giocavano gli uomini che avrebbero vinto l’11° scudetto della storia dell’Inter e quella squadra rimarrà sempre nel cuore del nostro Direttore. La partita finì 3 a 1 per i nerazzurri. Segnò prima Mazzola al 46°, poi, Boninsegna su rigore al 65°, ancora Boninsegna all’80° e, infine, proprio davanti agli occhi del nostro Pigi Arcidiacono, Suarez segno il goal della bandiera su rigore. Passarono un po’ di anni. Pigi scrisse molto (poesie, articoli, libri e testi teatrali) e tra i suoi scritti si trovano anche diversi testi sull’Inter. Si ricordano soprattutto: “Vade retro Satana - Storie di una vita neroazzurra” (Librificio-Proedi - 2004), “Marco Materazzi - Degno della maglia” (Il Flabello - 2006), la monografia “La Grande Inter Anni ’60” (Cigra 2003 - 2007) e “Armando Picchi - Un nome già scritto Lassù” (Il Melograno - 2011). Da non dimenticare anche: “Massimo Moratti - Mai visto un cuore così grande” (Il Flabello - 2006) e il primo libro pubblicato in Italia su Javier Zanetti, “Milano siamo noi - Il cuore del Capitano” (Il Flabello - 2009) . Nel 2013, Arcidiacono, inizia a pensare al sito #INTER (Hashtag Inter) dove si tenterà di parlare di Calcio e dell’Inter diversamente, ma sempre con cuore.
http://www.hashtaginter.it