Intervista ad Armando Bottelli, fotografo dal cuore nerazzurro – Di Pierluigi Arcidiacono

In Primo Piano Nerazzurri

Armando Bottelli fotografo paesaggista e naturalista, la sua attenzione è rivolta soprattutto alla fotografia della fauna selvatica e al senso estetico della foto, sempre alla ricerca delle atmosfere e della luce migliore essenza fondamentale per chi fotografa la Natura. Ha realizzato volumi fotografici e collaborato con riviste del settore. Autore di mostre e audiovisivi ha collaborato con diversi enti pubblici nonché parchi naturali. Oltre alla Natura la sua passione più grande è l’Inter, ha realizzato il volume fotografico: “Inter – Una squadra mille emozioni”, dove l’obbiettivo che solitamente inquadrava scorci  era rivolto alle emozioni mozzafiato dei tifosi nerazzurri. Un libro difficile da realizzare soprattutto per il grande lavoro che necessita; il ritrarre un’emozione significa essere pronto a scattare al momento giusto e per un tifoso non poter vedere un goal per poter fare uno scatto non è certo cosa facile.
 

 
Armando Bottelli: I luoghi che visito per scattare le foto non sono lontani da casa. Mi piace cercare ispirazione in provincia di Varese. Terra ricca di laghi dove posso andare spesso negli orari che ritengo migliori. Molto spesso si vedono immagini di Paesi esotici ma sono convinto che gli scatti migliori li fai vicino a casa avendo la possibilità di tornarci più volte. Poi, non è detto che immortalare un paesaggio mozzafiato equivalga a una foto memorabile. Ritengo che si possa fare un buon lavoro anche senza andare in capo al mondo.


 
hashtaginter.it: Per giocare con le parole… Lei, almeno per quanto riguarda gli scatti ad animali (meravigliosi quelli ai pipistrelli…), si considera più un pittore o un “cacciatore”?
 
Armando Bottelli: Non mi considero un cacciatore e nemmeno un pittore ma molto piu semplicemente un ritrattista della Natura, un amante dell’Ambiente che cerca di trasmettere tramite gli scatti fotografici le emozioni che prova durante le escursioni.
 
hashtaginter.it: Possiamo considerarla un Ligabue moderno?
 
Armando Bottelli: No, ritengo di essere un appassionato, un cronista artigiano che si esprime attraverso le immagini.
 
hashtaginter.it: Ma nello svolgere questa attività si è di disturbo alla fauna? In particolare, proprio ad animali come i pipistrelli…
 
Armando Bottelli: Il fotografo naturalista come etica non deve assolutamente arrecare disturbo, personalmente quando noto che in qualche maniera l’animale si accorge della mia presenza, preferisco lasciarlo tranquillo. Per questo preferisco utilizzare altre tecniche fotografiche come l’utilizzo di fotocellule o telecomandi a distanza. In questo modo si limita al minimo il disagio per loro.


 
hashtaginter.it: Quante ore ci vogliono: di appostamento e di preparazione, di silenzio e di pazienza, per cogliere il battito d’ali di un pipistrello che esce dalla sua grotta? E quanti scatti si riescono a fare? Uno? Due? Tre?


 
Armando Bottelli: Quando scende la notte tutto diventa più difficile, serve avere già pianificato prima la foto che si vuole fare, sapere perfettamente dove il soggetto passa abitualmente, lavoro che richiede molto tempo ed esperienza.
Per esempio riguardo ai pipistrelli la preparazione dura almeno tre ore. Personalmente utilizzo un sistema di fotocellule collegate allo scatto della macchina fotografica assistite con quattro flash manuali con riduzioni di potenza per poter congelare il movimento. Questo tipo di fotografia richiede sicuramente molta pazienza, a volte si torna a casa senza aver fatto nemmeno uno scatto. Non importa, si ritenta.

hashtaginter.it: Lei usa Canon o Nikon? E perché?
 
Armando Bottelli: Il dilemma di una intera generazione di fotografi. Io personalmente uso Nikon da piu di trent’anni, mi trovo bene, difficile cambiare, anche se ultimamente l’ho affiancato al sistema “Sony Mirrorlles” per le foto di paesaggio e reportage.
 
hashtaginter.it: Nel “dipingere” certi scenari meravigliosi quanto appartiene solo allo scatto – quindi alla conoscenza dell’ambiente e all’attesa paziente – e quanto alla post-produzione?
 
Armando Bottelli: La conoscenza del posto è indispensabile  per scattare buone immagini. In genere non mi piace la post-produzione e non ci dedico molto tempo se non per armonizzare qualche saturazione e contrasto. Preferisco levatacce al sorgere del Sole che aggiungere colori che a volte snatura lo scatto, lo rende artificiale.

 
 
hashtaginter.it: Passiamo al F.C. Internazionale Milano. Nessun dubbio sorge nell’osservare gli scatti tratti dal suo libro nerazzurro: “Inter – Una squadra mille emozioni”. Una intuizione geniale: non rivolgere l’obiettivo verso il campo, ma verso le emozioni dei tifosi, sugli spalti. Quando e come le è venuta questa idea?
 
Armando Bottelli: L’idea di pubblicare un libro su noi è venuta dopo la vittoria di Madrid. Un libro dedicato alle emozioni dei tifosi, quelli che ci sono sempre stati nel bene e nel male prendendo acqua e freddo anche nelle partite che poco contano e non solo nelle vittoriose annate che ci hanno portato fino a trionfare. Io sicuramente sono uno di questi. Sarebbe stato semplice fare un libro sulla squadra vittoriosa, ne hanno fatti molti vendendo moltissime copie, ma il mio  è un tributo ai tifosi che non mollano mai.


 
hashtaginter.it: L’Inter si ama a prescindere dalle vittorie; lei quando diviene tifoso nerazzurro: in un periodo vincente o in un periodo di sofferenze?
 
Armando Bottelli: Io divenni tifoso dell’Inter grazie a mio padre, interista sfegatato (mi chiamo Armando in onore del grande Picchi). A casa mia c’è solo l’Inter! Chiaramente essendo nato nel ’63 nel periodo della “Grande Inter” non poteva che essere vincente.
 
hashtaginter.it: Quale la sua prima partita e a quanti anni? 
 
Armando Bottelli: La mia prima partita? Inter-Torino, non ero ancora nato ma… mia madre era allo stadio e  io sono sono nato pochi giorni dopo 🙂 . Probabilmente era Destino. 
 
hashtaginter.it: Il suo giocatore simbolo di tutti i tempi? Anche considerando quelli che non ha visto giocare, ma di cui conosce la storia.
 
Armando Bottelli: Ne ho visti giocare molti che mi hanno segnato il cuore: Mazzola, Bordon, Facchetti, Zenga, Rummenigge, Ronaldo, Zamorano, Berti e altri ancora; ma io ricordo con un affetto particolare Armando Picchi un grande sfortunato Campione che ha segnato la storia nerazzurra di Helenio Herrera.


 
hashtaginter.it: Chi sceglierebbe tra i giocatori dell’Inter di oggi per un reportage immerso nella Natura, per un servizio da destinare a un mensile prestigioso?
 
Armando Bottelli: Sicuramente Skriniar. Lo vedo bene in un servizio nella foresta amazzonica.
 
hashtaginter.it: Molto spesso si cerca di proporre un 11 ideale, l’Inter più forte di tutti tempi; individuando giocatori di varie epoche, ma, poi, viene quasi da piangere a escludere qualcuno… Però, se si dovesse fare un solo nome, l’uomo più rappresentativo del cuore dell’Inter, forse, il compito sarebbe più facile. Quel nome chi è per lei?

Armando Bottelli: Giacinto Facchetti.
 
hashtaginter.it: Le palle goal al Capitano arrivano specialmente dai cross degli esterni (Cadreva, Perisic e altri). Chi o cosa avrebbe bisogno Mauro Icardi per essere rifornito di più palloni e diventare l’attaccante più forte del mondo?
 
Armando Bottelli: Maurito ha solo bisogno di un aiuto in area, gioca troppo isolato, sfrutta già benissimo tutti i palloni che arrivano. Se valutiamo la media palloni che tocca a partita e i goal che segna posso dire che lui è già tra gli attaccanti piu forti al mondo.


 
hashtaginter.it: La sua formazione preferita per questa Inter 2017-2018?
 
Armando Bottelli: Handanovič, D’Ambrosio, Miranda, Škriniar, Cancelo, Valero, Vecino, Rafinha,  Candreva,  Perisic,  Icardi.
 
hashtaginter.it: Se Steven Zhang la invitasse a cena e le chiedesse tre consigli, quali gli darebbe?
 
Armando Bottelli: Non penso che gliene darei. Piuttosto preferirei regalargli il  libro che ho realizzato. Questo per fargli capire cosa significa per me e per i tifosi  tifare per questi colori… Le emozioni che ci regalano, sarebbe abbastanza per capire che l’Inter non è solamente una squadra di Calcio ma uno stile di vita una fede, un credo… La nostra vita.

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Pierluigi Arcidiacono
Pierluigi Arcidiacono
Il nostro Direttore, Pierluigi Arcidiacono, un giorno chiese al suo papà di portarlo ad assistere a Inter-Sampdoria, nel 1971, quando non aveva ancora dieci anni. Aveva saputo che Suarez non giocava più con la maglia nerazzurra, ma con quella blucerchiata. Questo, nella logica di un bambino, gli appariva come una cosa molto strana, quindi, desiderava vederlo in campo. Quel giorno giocavano gli uomini che avrebbero vinto l’11° scudetto della storia dell’Inter e quella squadra rimarrà sempre nel cuore del nostro Direttore. La partita finì 3 a 1 per i nerazzurri. Segnò prima Mazzola al 46°, poi, Boninsegna su rigore al 65°, ancora Boninsegna all’80° e, infine, proprio davanti agli occhi del nostro Pigi Arcidiacono, Suarez segno il goal della bandiera su rigore. Passarono un po’ di anni. Pigi scrisse molto (poesie, articoli, libri e testi teatrali) e tra i suoi scritti si trovano anche diversi testi sull’Inter. Si ricordano soprattutto: “Vade retro Satana - Storie di una vita neroazzurra” (Librificio-Proedi - 2004), “Marco Materazzi - Degno della maglia” (Il Flabello - 2006), la monografia “La Grande Inter Anni ’60” (Cigra 2003 - 2007) e “Armando Picchi - Un nome già scritto Lassù” (Il Melograno - 2011). Da non dimenticare anche: “Massimo Moratti - Mai visto un cuore così grande” (Il Flabello - 2006) e il primo libro pubblicato in Italia su Javier Zanetti, “Milano siamo noi - Il cuore del Capitano” (Il Flabello - 2009) . Nel 2013, Arcidiacono, inizia a pensare al sito #INTER (Hashtag Inter) dove si tenterà di parlare di Calcio e dell’Inter diversamente, ma sempre con cuore.
http://www.hashtaginter.it