Un Interista alla Corte di Berlusconi – Di Maurizio Ceccarelli

In Primo Piano

La scomparsa dell’ex presidente del Milan nel ricordo di Paolo Taveggia

Sapevo che il nostro Direttore, Pierluigi Arcidiacono, avrebbe accompagnato il Principe Emanuele Filiberto di Savoia ai Funerali di Silvio Berlusconi. Sapevo anche che Paolo Taveggia è un suo amico e, insieme, anni fa, noi tre, avevamo passato una bella serata in occasione di una presentazione di un libro. Stavo per chiamare Pigi, ma squillò il telefono ed era lui, proprio dal Duomo di Milano: “Lascia passare qualche giorno, perché starà sicuramente male, poi, chiama Paolino Taveggia e intervistalo”…

Con la scomparsa di Silvio Berlusconi, i cui funerali si sono svolti mercoledì 14 giugno, l’Italia perde un grande protagonista della storia imprenditoriale, politica e sportiva degli ultimi quarant’anni. In questi giorni sono state molte le testimonianze di chi lo ha conosciuto e ha collaborato con lui. Fra questi Paolo Taveggia, uomo Fininvest prima, e conosciuto per essere stato Direttore organizzativo del Milan, dal 1986 al 1993, anni in cui la società rossonera conquistò le prime due storiche Coppe dei Campioni dell’Era Berlusconi.

Paolo Taveggia, qual è stato il suo primo pensiero quando ha appreso la notizia della scomparsa di Silvio Berlusconi?

“Un grande dispiacere, mi sembra una cosa impossibile per chi come me ha vissuto molti anni accanto a lui. E sempre stato un punto di riferimento, sia quando ci lavoravi direttamente, sia nel momento in cui pensavi a lui e magari ti chiedevi cosa avrebbe fatto al tuo posto”.

In questi giorni si è parlato molto della figura di Berlusconi. Lo hanno definito un visionario, un vincente, un uomo da sempre proiettato nel futuro. Lei come lo definirebbe?

“Io ho lavorato con Montezemolo, Agnelli, Moratti, Cecchi Gori e tanti altri, ma non ho mai conosciuto una persona generosa e disponibile a collaborare e a mettersi al tuo fianco come Berlusconi; in grado di capire il problema, aiutarti e darti l’opportunità di fare le cose. Lui prendeva i ragazzi giovani nei quali credeva molto, dava loro tutto il sostegno necessario e li stimolava a dare il massimo per raggiungere l’eccellenza nei risultati”.

Negli anni le ha mai fatto battute sulla sua “dichiarata” fede interista?”

“Certamente, soprattutto i primissimi tempi in cui ero al Milan. Un giorno ad Arcore mi disse ridendo: “Adesso devi urlare: Forza Milan!”. Risposi dicendo: “No, questo non lo posso fare dottore”, “Allora sei licenziato”, mi disse. Fu una scena molto divertente”.

Berlusconi, per tradizione di famiglia, era milanista, ma, da milanese, possiamo affermare che aveva una certa “simpatia” anche per l’altra sponda di Milano, quella neroazzurra?

“Non l’ho mai sentito parlare delle avversarie del Milan in senso negativo, così come sperare nelle disgrazie altrui. Quindi, per lui, il Milan era Milano, l’Inter era Milano, come tante altre cose erano Milano”.

Quale fu in suo pensiero quando Berlusconi nel primo giorno da Presidente all’Arena di Milano, disse che avrebbe portato il Milan sul tetto del mondo?

“Pensai che ci saremmo riusciti, perché avendo già vissuto con lui l’esperienza televisiva, quando da un canale televisivo come Telemilano 58, con quattordicimila persone che ci seguivano, arrivammo a tre canali nazionali, ecco, lì mi resi conto che lui poteva fare bene qualsiasi cosa”.

Berlusconi ha centrato tutti gli obiettivi che si era prefisso: in campo imprenditoriale, sportivo, e politico. Secondo lei c’è stato qualcosa che non è riuscito a realizzare?

“Fare qualcosa di più per l’Italia, sicuramente questo”.

Si era parlato, un po’ di anni fa, prima che acquistasse il Milan, che Berlusconi avesse fatto un sondaggio per diventare proprietario dell’Inter. Le risulta?

“Ivanoe Fraizzoli, nel 1983, quando voleva vendere l’Inter, acquistata poi da Ernesto Pellegrini, offrì a Berlusconi la possibilità di comprare la società. Un giorno sapendo che ero interista mi disse. “E se comprassi l’Inter?”. “Beh” (risposi io) “Allora lavorerei gratis”. Poi non ne fece di nulla e prese il Milan”.

L’ultima impresa calcistica di Berlusconi è stata quella di aver portato il Monza in Serie A. Quando mancherà la sua figura nel Calcio italiano?

“Tantissimo, perché è stato anche li un innovatore che ha portato al successo un gruppo di persone, al di là dei calciatori molto bravi. Una società costruita con figure che avevano poca esperienza nel mondo del Calcio. Braida, per esempio, aveva giocato a un discetto livello; Galliani era stato Vice Presidente del Monza avendo un’azienda in zona monzese; io ero stato Responsabile della redazione sportiva di un emittente commerciale. Molti lo hanno copiato, ma lo hanno fatto con poca umiltà. La nostra forza, che poi era la sua, era quella di raggiungere grandi risultati, ma, specialmente, quella di andare a capire prima di cominciare qualsiasi lavoro, quale fossero i segreti di chi era stato bravo in quel settore. Io andai, di mia iniziativa, prima di cominciare a lavorare con il Milan, al Bayern Monaco per vedere come era l’organizzazione della società e al Real per cercare di capire la storia del Calcio europeo; lo feci senza dire nulla a Berlusconi. Quando lo seppe mi disse che avevo fatto bene . Poi, sono arrivato al Milan e abbiamo applicato le cose che avevo imparato, semplicemente andando a visitare due grandi club”.

C’è un aneddoto che ricorda con piacere dei suoi anni trascorsi in Fininvest?

Fui mandato a Napoli a cercare una sede che fosse rappresentativa per la nostra azienda, cosi come accadeva per tutte le regioni d’Italia. Non fu facile per me districarmi nella realtà partenopea per il mio accento milanese e per la mia giovane età. Per fortuna avevo un amico architetto di Salerno che mi aiutò in questa operazione. Berlusconi mi chiamava tutti giorni chiedendomi se ero riuscito a trovare qualcosa e mi tranquillizzava dicendo di non preoccuparmi e di prendermi tutto il tempo che volevo. Alla fine riuscii nel mio intento, solo che il proprietario stava affittando i locali all’Ambasciata Inglese e mi disse che il giorno dopo gli avrebbero portato la caparra. Si trattava di un milione di Lire che anticipai con un assegno del mio conto. Chiamai Berlusconi e lo informai su quello che avevo fatto. Lui non fece nessun tipo di obiezione, mi disse semplicemente che mi avrebbe mandato subito l’architetto Ragazzi con l’assegno”.

A Paolo Taveggia quanto mancherà Silvio Berlusconi?

Molto, questa domanda mi commuove. Lui per me è stato tutto, la mia vita è cambiata, esplosa in senso positivo, così come quella di mia moglie e delle mie figlie. Lavorare per progetti importanti da grandi stimoli e farlo con degli amici ancora di più. Ecco, lui per me era un amico. Avevo 27 anni quando ho iniziato a lavorare nelle sua aziende e l’ho sempre sentito non come il mio capo, ma come una persona a cui potevo riferire tutto quello di cui avevo bisogno. Era sempre disposto a darmi una mano. Una grande persona, mi mancherà tantissimo”.

#EmanueleFilibertoDiSavoia, #MaurizioCeccarelli, #IvanoeFraizzoli, #Inter, #ErnestoPellegrini, #Berlusconi, #Milan”, #Arcore, #PaoloTaveggia, #SilvioBerlusconi, #Montezemolo, #Agnelli, #Moratti, #CecchiGori, #Telemilano 58, #Monza, #BayernMonaco, #RealMadrid, #Fininvest, #PigiArcidiacono, #PierluigiArcidiacono