Vincere per convincere – Di Alessandro Roncaglia

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L’Inter vince. Batte la Spal sul suo terreno sonoramente: 0 a 4. A qualcuno batte il cuore perché quel secondo posto in classifica a – 6 dalla Juventus sembra un pochino come le luci di Las Vegas. Scaramanticamente verrebbe da ripetere quella frase di Francesco Totti: “Non succede, ma se succede”… Beh, quella volta non accadde, perché lo Scudetto lo vinse l’Inter, ma questa volta potrebbe succedere.

È arrivato il momento in cui si dice che le ultime cinque partite sono tutte Finali e la prima si gioca a Roma proprio nel turno in cui la Lazio (terza in classifica) affronterà la Juventus a Torino. Inutile spiegare che vincendo contro i giallorossi, se la Lazio bloccherà i bianconeri, questi si ritroveranno col fiato sul collo come nell’ultimo decennio non gli è mai accaduto. A questo punto, con + 4 sulla seconda (l’Inter) tutto può accadere. In Italia ogni partita è difficile…

#InterTorino
L’Inter vince e lo fa con merito, battendo il Torino dopo una partita giocata con determinazione lasciando intravedere anche sprazzi di bel gioco.
Vittoria importantissima, che è ossigeno puro in questo periodo e dopo l’ennesimo passo falso col Verona.
E pensare che avevamo pensato tutti al peggio dopo l’erroraccio nei minuti iniziali del nostro portiere (che ormai da un po’ di tempo non è più San Samir), che ha offerto al gallo Belotti un cadeau inatteso, lasciandosi scappare il pallone dalle mani dopo un corner battuto morbido e senza pretese dai granata, un pallone solo da spingere in rete.

#SamirHandanovič
Apriamo una riflessione: Handanovič ha iniziato bene il Campionato, ma va detto a scanso di equivoci che non ha certamente ripetuto le ottime scorse stagioni tra cui l’ultima, conclusa con i miracoli nella partita casalinga con l’Empoli che ci hanno consentito di accedere all’ultimo respiro in Champions. Non merita, però, di essere messo alla berlina come molti tifosi (gli interisti sanno essere ingrati con chi gli ha dato tanto quanto impazienti con i giovani e i nuovi arrivati) stanno facendo sui social. Per molti anni è stato un lusso per la nostra squadra che ha vagato per le medie posizioni della classifica come un’anima di una nobile decadente in pena poter vantare un portiere simile, che da par suo, restando legato ai nostri colori ha rinunciato alle ambizioni di vincere e giocare la Champions League.

L’Inter attuale sembra avere voglia di tornare a vincere e rinverdire i fasti di un tempo; lo dimostra l’uomo che è stato scelto in panchina. Inevitabile dopo una stagione in cui non ha parato tiri difficili forse, ma che un tempo il nostro “Batman” prendeva e in cui il suo voto in pagella è oscillato tra il 5,5 e il 6 o 6,5 chiedersi se forse non sia iniziato un declino che, prima o poi, è inevitabile anche nel suo ruolo, col passare degli anni: pensiamo a leggende come Walter Zenga o Júlio César Soares Espíndola
Che, a un certo punto, la società ha scelto di sostituire.

Il portiere dell’Inter deve portare punti, e in particolare in questa squadra a trazione spesso anteriore deve saper mettere pezze anche a qualche distrazione difensiva, e giocare almeno da 7 in pagella.

È un’annata così (e in particolare solo un periodo di calo) o sul mercato dobbiamo cercare un primo portiere che la prossima stagione si giochi il posto con lui? Radu è un upgrade rispetto a Padelli, ma il rischio che come secondo sia un po’ poco l’anno prossimo c’è, la valutazione spetterà al mister e alla società.

Ancora su #InterTorino
Tornando alla storia della partita, l’Inter ha avuto il merito di continuare a fare il suo gioco e non abbattersi dopo il goal subito, che, considerando il momento, poteva stroncare un toro, come ha sottolineato Conte nel dopo gara. Invece, ad essere stroncato, è stato il Toro.

Dopo l’errore per poca lucidità di Lautaro a tu per tu con Sirigu, bravo a salvare dopo un’incredibile disattenzione difensiva dei suoi, e dopo il tiro inguardabile di Gagliardini da buona posizione, finito addirittura in fallo laterale (buona comunque per intensità e corsa la sua gara) il primo tempo finiva con i granata sorprendentemente in vantaggio 1 a 0; col possibile colpo del Ko rimasto in canna ad Ansaldi che ha tirato una cilecca a tu per tu con Handanovič a conclusione di un contropiede che è stato l’unica azione dei granata nel primo tempo.

La ripresa iniziava con l’Inter che aumentava la pressione e i giri del motore e trovava il goal subito con l’ottimo Young (bravo a concludere al volo da distanza ravvicinata dopo una splendida sponda di Lautaro di testa) e subito dopo si portava in vantaggio con Godín dopo una splendida sponda di Sánchez (tarantolato come nelle ultime prestazioni) avviata da un intelligente cross sempre di Young.
Il vantaggio questa volta non faceva rilassare i giocatori dell’Inter, bravi a tenere alta la tensione e a continuare a cercare gioco verticalmente, come chiede il mister nerazzurro.

Lautaro finalmente ritrovava il goal, complice un po’ di fortuna: in una deviazione spiazzava Sirigu sul suo tiro da fuori area.

Con l’Inter, però, le amnesie difensive sono sempre in agguato e Bastoni (bravo in impostazione, meno in marcatura) si perdeva Belotti nel cuore dell’area che centrava di testa la traversa.

Salvato il punteggio c’era ancora spazio per qualche grande salvataggio di Sirigu su Sánchez e due volte Gagliardini (messo in porta da una bella giocata di Eriksen appena entrato), per un egoismo di Candreva che tirava fuori invece di servire comodamente Lautaro a porta vuota e per un’altra bella azione conclusa da Eriksen, ma parata ancora dall’ottimo portiere granata, a conclusione di una partita piacevole e ben giocata nonostante alla lettura della formazione molti avessero storto il naso rimanendo un po’ perplessi. Škriniar fuori e, soprattutto, Eriksen a sorpesa per dare spazio a Borja Valero).

L’Inter quest’anno gioca a pallone o, almeno, prova a farlo; lo dimostrano il record di goal segnati (dai tempi di Mancini stagione dei record 2006/2007) e nel periodo post pausa Covid la supremazia nel nostro Campionato nei goal realizzati, nel numero di occasioni create, e nelle percentuali di possesso palla, sia nella metà campo, sia nell’area di rigore avversaria.
Questo modo di giocare è, però, dispendioso per i centrocampisti e per i difensori.

Conte vuole far girare la palla rapidamente, sovente con cambi di gioco da una fascia all’altra, ma con l’intento di verticalizzare appena possibile. Mancava Lukaku e si sono create una decina di palle goal, quindi, sostenere (come fanno alcuni) che si giochi solo con palla centrale per Lukaku e sua sponda, che pure è una soluzione a volte utile, non passa.
Gli esterni devono supportare l’azione e in ogni caso seguirla per essere pronti a finalizzarla, e tutto il centrocampo è costretto a strappi continui in avanti e in ripiegamenti indietro. Gli stessi difensori centrali, in particolari i due esterni devono impostare a centrocampo e portarsi avanti anche nella metà campo avversaria, spesso da terzini aggiunti. Si tratta di una modalità di gioco coraggiosa che indubbiamente procura numerose occasioni da goal; la coperta, però, è spesso corta dietro e lo dimostrano sia le reti subite, sia la fragilità mostrata ogni volta che l’avversario attacca. I successi futuri passeranno per la ricostruzione di una solidità difensiva che oggi manca.

#ChristianEriksen – #BorjaValero
Chissà se passeranno per i piedi di Christian Eriksen. Il suo calcio, non fatto di rapidità nella progressione ma grande tecnica e velocità di pensiero, non si sposa bene con le caratteristiche di agonismo e strappi che Conte chiede ai suoi centrocampisti. È un giocatore più adatto a un possesso di palla stile Tiki Taka e a squadre che giochino con un giro palla più ragionato e orizzontale, meno dispendioso fisicamente. Sarebbe potuto essere un trequartista giusto anche nel 4 5 1 di Spalletti; ed è evidente, se gli viene preferito il 37enne Borja Valero, che il talento dell’inglese non è prioritario per Antonio Conte.

Non si possono giudicare positivamente le ultime due prestazioni di Borja. Certo lo spagnolo è ammirabile per impegno e dedizione, ma non si può dire che abbia giocato bene solo perché molti lo reputavano un ex giocatore e avevano aspettative nulle, dopo due partite in cui ha centrato 2 o 3 passaggi e non è mai stato capace di creare o rifinire azioni offensive, né ha provato un tiro in porta, specialità in cui gli manca la forza fisica per provare. Vale lo stesso discorso fatto per il portiere, se giochi dietro le punte nell’Inter devi essere un giocatore decisivo, non basta coprire il campo con grande dedizione e una corsa lenta. Avesse giocato così Eriksen leggeremmo giudizi diametralmente opposti, come mancanza di personalità, giocatore nullo, bidone…

Per valore, età e per quanto dimostrato in carriera (e a sprazzi in queste partite) la logica suggerisce di insistere e dare tempo al danese, che, prima, tutti invidiavano all’Inter, quando fu annunciato pochi mesi fa (pochissimi considerando la sospensione del Campionato per il Covid). Eriksen è un giocatore ammirevole e onesto ma, evidentemente, a fine carriera come Borja Valero. Pensiamo sia troppo poco per “panchinarlo”.

Il Calcio non è fatto di sola fatica e corsa, altrimenti Gagliardini sarebbe il nostro top player. Il talento di Eriksen è indiscutibile, a lui dimostrare che può esprimerlo anche con la maglia nerazzurra. A Conte chiediamo di dargli fiducia. Sarebbe un peccato non concedergli il tempo per mostrare chi sia. Il rimpianto per i tifosi rimarrebbe negli anni.

(La foto in apertura di servizio è di #MattiaOzbot)

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