Immaturi – Di Carlo Codazzi

In Campo In Primo Piano

L’Inter ha fallito l’ennesimo esame di maturità ed è scivolata sulla buccia di banana rossoblù a San Siro e ora rischia di vedersi scavalcare al terzo posto dall’Atalanta. La truppa nerazzurra è uscita battuta 2 a 1 nel confronto col Bologna facendo felice Siniša Mihajlović e provocando la furente arrabbiatura di mister Conte. Un Ko mortificante che non può che lasciare spazio a un solo aggettivo nei confronti dei giocatori interisti: immaturi.
In seguito all’eliminazione dalla Coppa Italia subita dal Napoli avevamo definito l’Inter una squadra “perdente”. Successivamente, dopo il brutto secondo tempo con la Sampdoria e dopo lo sconcertante pareggio col Sassuolo avevamo rafforzato il concetto allargandolo al club e all’ambiente della società nerazzurra che, a nostro avviso, non comunicava la fame di vittorie allo spogliatoio. A nostro parere è la proprietà a creare l’atmosfera di un ambiente di lavoro e ne è conseguito l’invito al Patron nerazzurro a dare dei segnali forti per far capire a tutti, dipendenti, tifosi, Media che l’Inter vuole e deve vincere trofei.

L’orgoglioso e ruggente finale di match col Parma e la squillante prestazione condita da sei reti (a zero!) contro il malcapitato Brescia, da parte della truppa di Conte, sommati all’annuncio ufficiale dell’acquisto di Hakimi (un bel colpo di mercato) ci avevano indotti a scrivere che l’Inter stava imboccando la via giusta per svestire i panni di club perdente e indossare quelli di club vincente.
La partita contro i rossoblù di Mihajlović ha mostrato, invece, una formazione superficiale, poco concentrata, distratta, molle e appagata dall’ormai acquisita qualificazione in Champions League.
La possibilità di attaccare la seconda posizione della Lazio arrivando a 1 punto di distanza da quest’ultima non è parsa degna dell’attenzione dei nostri giocatori. Lo scudetto non era considerato più raggiungibile, il vantaggio sulla quinta giudicato rassicurante, per cui i ragazzi dell’Inter hanno ritenuto che non era il caso di logorare ulteriormente la propria mente e i propri muscoli.

Cosa cambia dal piazzarsi al secondo, al terzo o al quarto posto? Un ragionamento simile è figlio di una mente immatura. Immatura per vincere lo scudetto, immatura per vincere Coppe nazionali e internazionali.
Analizzando il Ko rileviamo che anche il tecnico ha la sua parte di responsabilità. Innanzitutto, il mister deve imporre che a calciare un penalty decisivo sia il rigorista n° 1 e non può permettere che a calciare sia un giocatore differente. In parole povere il rigore del possibile 2 a 0 lo doveva calciare Lukaku. “Big Rom” sul dischetto è glaciale e infallibile e Conte non doveva consentire che il rigorista designato lasciasse il tiro a un compagno che aveva bisogno di sbloccarsi, ossia a Lautaro. I bei gesti vanno bene per i libri “Cuore” non per club che hanno fame di gloria. Certo, se “Il Toro” avere segnato il fatto sarebbe passato sotto silenzio e saremmo qui a festeggiare la terza vittoria consecutiva in Campionato e a celebrare il ritorno al goal della Lu-La, ma il penalty è stato fallito e la partita persa per cui non si può non sottolineare che Conte ha sbagliato a non imporre che spettava allo specialista Lukaku andare sul dischetto.

La sconcertante sconfitta ha evidenziato una volta di più i limiti del 3-5-2 cui Conte si affida regolarmente. Forse sbagliamo, ma riteniamo che il mister non abbia a disposizione gli interpreti giusti per questa tattica di gioco. I centrali difensivi hanno caratteristiche adatte a una linea a 4; Eriksen è un trequartista non in grado di offrire la copertura che il 3-5-2 impone ai centrocampisti; gli esterni titolari non sono in grado di giocare a tutta fascia per 95’ e sono carenti nella fase difensiva.

Dopo la “Chiusura” per il virus, inoltre, Conte ha esasperato il concetto di dominio del campo da imporre ai suoi uomini. Secondo il suo pensiero l’Inter deve dominare il gioco, aggredire altissima e giostrare sempre nella metà campo avversaria. I difensori, laterali a De Vrij, devono impostare e avanzare verso l’area avversaria sovrapponendosi agli esterni. A coprire i loro avanzamenti scala indietro un centrocampista ad affiancare l’olandese. Niente da dire sulla manovra d’attacco perché l’Inter crea almeno da 6 a 7 occasioni da goal a partita, ed è stato così anche col Bologna, ma quando il pallino passa agli avversari questi possono affondare nel burro. Tra l’altro il mediano di turno che si abbassa a fianco di De Vrij non è mai un fulmine di guerra e ne consegue che gli attaccanti avversari giungano a tu per tu con Handanovič con grande facilità.

Il voler imporre il proprio gioco col 3-5-2 a trazione molto avanzata necessita di ritmi altissimi che i giocatori interisti hanno dimostrato di non poter reggere per una gara intera, e questo già prima della sosta forzata. Ciò è ancora più evidente nella attuale fase di questo strano Campionato in cui si gioca ogni tre giorni in piena estate. Infatti, l’Inter di Conte spesso gioca buoni o anche ottimi primi tempi per poi calare vistosamente nella ripresa.

È stato così anche contro i rossoblù di Siniša. Buona prima frazione di gara e crollo nel secondo spezzone del match. Pur dominando il primo tempo e meritando un vantaggio più ampio dell’1 a 0 firmato da Lukaku (20 reti in Campionato ora per lui), è bastato perdere male un pallone in mediana per vedere Orsolini solo davanti ad Handanovič che si è salvato di piede in corner. A che serve dominare se poi si concedono occasioni simili agli avversari al loro primo affondo? Dopo la pausa la squadra è andata via via sfaldandosi, il goal ospite era nell’aria ed è puntualmente arrivato grazie a uno strafalcione di Gagliardini (di nuovo lui), alla mancata copertura dei centrali e al goffo tentativo di parata di Handanovič. Così tale Juwara ha infilato il pari bolognese. Come accaduto a Dortmund Conte ha assistito al crollo dei suoi senza riuscire a inventarsi qualcosa e, soprattutto, non operando i cambi necessari per tempo. Mentre Siniša cambiava quattro dei suoi, Conte immetteva sul terreno il solo Sánchez (palesemente irritato per l’ingresso ritardato) al 73°. Le altre sostituzioni del mister interista sono avvenute al minuto 86! Che dire poi della mancata sostituzione di Bastoni, già ammonito, con l’arbitro che non vedeva l’ora di pareggiare i conti dopo la contestata espulsione di Sansone?
Nel post match Conte, infuriato, si è messo sul banco degli imputati assieme ai giocatori, cui non ha risparmiato un duro attacco. Per Conte è già iniziata la resa dei conti. Sembra un gioco di parole.
Il tecnico pugliese ha fatto intendere che vuole operare una rivoluzione nell’attuale rosa interista da cui vuole allontanare quei giocatori che non ritiene adatti a essere parte di un progetto vincente. In altre parole non vuole più quel target di atleti che noi abbiamo definito “immaturi”. Desidera sostituirli con giocatori esperti che hanno già vinto e che sono vincenti nell’animo, ancora affamati di gloria e di grande personalità. Possibilmente giocatori con cui ha già lavorato. I giovani di talento vanno bene, ma all’Inter servono “marpioni” vincenti per affiancarli e trascinarli alla vittoria. I nomi? “Radio mercato” parla dei soliti Vidal, Džeko e Emerson Palmieri cui si è aggiunto Mandžukić.
Ci sentiamo di condividere il pensiero di Antonio Conte che ci auguriamo possa restare a lungo sulla panchina nerazzurra nonostante gli appunti che gli abbiamo mosso in questa nostra analisi. Ammesso e non concesso che il mister abbia effettivamente qualcosa da rimproverarsi, riteniamo che Conte sia un big del suo ruolo e un vincente come dimostra il suo curriculum. Può sbagliare come tutti gli esseri umani, ma è un grande mister. Non si accontenta, alza sempre l’asticella e vuole che la alzino assieme a lui i giocatori con cui lavora e il club per cui lavora. Guadagna tanto, ma si fa in mille pezzi pur di onorare al meglio il suo contratto. Pretende tantissimo da chi lavora con lui, ma pretende altrettanto da se stesso. Se parliamo di maturità lui è senz’altro maturo per far vincere trofei all’Inter. A differenza dei tanti tecnici che l’hanno preceduto nelle ultime otto stagioni, ha dato all’Inter un gioco e un’impronta riconoscibili. Non sarà tanto, ma non è neppure poco considerato che è al suo primo anno da interista. Lascino pure la casacca nerazzurra quei giocatori che abbandonano la nave alle prime avvisaglie di tempesta. Noi vogliamo marinai senza paura a fianco del timoniere della nave interista. Tocca all’armatore ora dare, a sua volta, prova di maturità. Se si ingaggia un tecnico da 11 milioni netti annui di stipendio bisogna essere nell’ordine di idee di seguire le sue indicazioni e accontentarlo, poi si giudicheranno i risultati.

Alla fine di questa anomala stagione Conte si confronterà con la famiglia Zhang. In quella circostanza si decideranno le sorti dell’Inter. Il club del “Biscione” vorrà davvero superare l’esame di maturità per tornare a essere vincente? Conte resterà se verrà accontentato altrimenti, probabilmente, saluterà senza rimpianti la compagnia. Perdere il nostro mister sarebbe un delitto che costringerebbe l’Inter a dover studiare ancora a lungo… Chi vuole intendere intenda e gli altri in sacco a pelo. Non si può essere in eterno immaturi perbacco!

(La foto in apertura di servizio è di #MattiaOzbot)

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