Accorciamo le distanze – Di Marco Murri

Fuori Campo In Primo Piano

Qual è questo impegno di cui si narra per cercare di favorire la “ripresa”? Quale aiuto viene dato a chi desidera lavorare? Eravamo a Viareggio (Toscana) e nel ristorante del nostro albergo, di 200 metri quadri, rispettando le regole, mangiavamo in quaranta. Poi, tornati a Milano, abbiamo fatto colazione al “Nori Caffè”: due luci sulla strada e un gazebo fuori: rispettando le regole eravamo in quattordici. La sera, sempre in pizzeria (potete immaginarne le dimensioni), in cinquanta… RISPETTANDO LE REGOLE!

Però, in campo, durante una partita di Calcio, possono accedere solo 10 fotografi. Campi di dimensioni che vanno dai 90 ai 120 metri di lunghezza e tra i 45 e i 90 metri di larghezza: 10 fotografi, quasi come se fossero la squadra arbitrale di cui col Calcio moderno ci si serve per garantire l’esattezza di ogni singola azione in campo. Ma l’azione del nostro Paese a che punto è? È mai possibile che chi governa una nazione non si renda conto della reale situazione delle persone comuni?

Siamo di fronte a due universi paralleli: nel primo i cittadini devono assolutamente, pena sanzioni severissime o addirittura chiusure forzate, dotarsi a proprie spese di ogni materiale atto a scongiurare il pericolo di un nuovo contagio. Addirittura si conia un nuovo termine, “sanificare”, che mai e poi mai era stato sentito prima d’oggi. In ogni pubblico esercizio è d’obbligo indossare la mascherina, quandanche vengano rispettate le regole di distanziamento sociale che, salvo cambiamenti di sistema algebrico/geometrico, sempre un metro e ottanta dovrebbero misurare.

Bene, fa notizia in questi giorni una foto, scattata da uno dei molti fotografi estromessi dal rettangolo di gioco ma zelanti nel seguire le riunioni degli “Stati Generali” del premier Conte e dei suoi collaboratori fidati: strette di mano, bocche libere, oltre che di predicare bene, anche di razzolare male, senza alcuna precauzione perché, tanto, si sa, i problemi sono sempre della gente normale.

Ma la gente normale reclama a gran voce la normalità sottratta: non può durare in eterno il gioco che mette la popolazione al giogo: troppo comodo tenere tutti sotto scacco cavalcando l’onda di un terrore che è scaduto da ormai un mese; troppo facile fare la lista di ciò che si deve o non si deve fare per riprendere un mestiere, qualsiasi esso sia, che in virtù di questo è snaturato e monco, e non porta frutto.

Il Calcio, tanto inviso al Mistro dello Sport Spadafora, è un indotto se non da podio, almeno da hit parade dell’economia nostrana: è inutile difendere a spada… tratta la Pellegrini & co. Perché, senza il giuoco più amato dagli italiani, probabilmente né lei né gli altri atleti di punta di sport minori, non certo per etica ma per cifre, avrebbero avuto l’opportunità di eccellere ai giochi olimpici: ci si dimentica infatti che il CONI è finanziato dalla FIGC tanto osteggiata in questi mesi da una demagogia da quattro soldi, proprio come quelli promessi e nemmeno tutti elargiti ai poveri italiani vessati da una situazione ai limiti della sopravvivenza.

E allora datevi da fare, e fate lavorare quante più persone potete nei limiti di regole chiare e perseguibili da ogni italiano di buon senso. A chi giova che in 120 metri per ogni lato di campo possano stare solo dieci fotografi quando il Capo della Protezione Civile disse che lui non portava la mascherina perché rispettava le distanze?

O tutti o nessuno, c’è troppa differenza fra governanti e governati. Perciò, da bravi, accorciatele le distanze.

(Nella foto in apertura di servizio e all’interno dello stesso Mattia Ozbot, oggi, obbligato a non lavorare)

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