Ciao Andy, nella notte dell’Atletico – Di Maurizio Ceccarelli

In Primo Piano

Serata strana. C’è emozione per questa partita. Simeone in panchina e una squadra di quelle che possono riservare sorprese in ogni occasione e su qualsiasi risultato. Come è finita lo sappiamo. Si vince, ma è incredibile pensare che, pur avendo un giocatore splendido come Lautaro, alcune volte venga da pensare: Ci vorrebbe un cenravanti. Ieri l’Inter poteva vincere tre a zero, ma ha vinto 1 a 0. Attenzione! Non si critica nessuno, certe partite nascono e vivono così. Ma il 3 a 0 ci stava.

Per quelli della nostra Generazione, però, il pensiero era un pochino più su… Al ricorda della maglia neroazzurra di Andy, che portava con orgoglio.

Andreas “Andy” Brehme se ne è andato a soli 63 anni per un arresto cardiaco avvenuto nella notte fra lunedì e martedì a Monaco di Baviera in Germania.

Era stato il terzino sinistro ma si trasformava in mediano, quando, con l’Inter di Giovanni Trapattoni, conquistò lo “Scudetto dei record”. Era il 1989. Vinse con l’Inter anche una Supercoppa Italiana e una importante Coppa Uefa.

Con la sua Nazionale (quella tedesca) fu decisivo nella Coppa del Mondo vinta dalla compagine di Franz Anton Beckenbauer a “Italia 90”. Segnò un rigore decisivo nella Finale contro l’Argentina di Diego Armando Maradona: un penalty calciato di destro, lui, che era mancino puro.

Possedeva la tessera di socio Onorario dell’Inter Club di Follonica, intitolato a Giacinto Facchetti, che gli era stata conferita il 29 aprile del 2019 presso il Golf Club Pelagone, dove il Campione tedesco si trovava per partecipare a un evento benefico.

Personalmente, la notizia della sua scomparsa mi lascia senza parole. Ho avuto la fortuna di conoscerlo da Presidente dell’Inter Club Follonica e ricordo ancora il suo abbraccio, quando ci incontrammo. Fraterno. Una grande emozione.

Giocatore tenace e fortissimo dotato di un gran piede sinistro fu decisivo nei successi del Biscione, con cui rimase per quattro stagioni prima della parentesi al Real Saragozza e del suo ritorno in Germania, ma non ha mai dimenticato l’Inter e l’Italia di cui era innamorato.

Amava molto il nostro paese e la Maremma, di cui apprezzava i paesaggi, il clima, l’arte culinaria e il Sangiovese.

Amava soprattutto l’Inter, la sua Inter, da cui in realtà non si era mai staccato.

Ho ancora in mente la sua espressione di gioia e stupore quando gli consegnai la tessera: era entusiasta, felice come un bambino, al punto che mi disse che non sarebbe tornato in Germania, se prima non gli avessi portato qualcosa del nostro club degli anni in cui aveva vestito la maglia nerazzurra dell’Inter. Mi precipitai a cercare di recuperare qualcosa e alla fine gli portai gagliardetti, gadget e riviste degli Anni Novanta. Anni in cui scrisse alcune delle pagine più belle e significative della storia dell’Inter. Durante la Pandemia, mi mandò una foto scattata nella sua abitazione di Monaco di Baviera dove mostrava orgogliosamente il quadro con la tessera di socio del nostro club.

Quella è stata l’ultima volta che ci siamo sentiti.

Ci ha lasciato un uomo coraggioso e un grande Campione che porterò sempre nel cuore.

Ciao Andy. Ci mancherai “Piede di Ferro”.