Dopo il Psv torniamo sulle competenze psicologiche del tecnico – Di Roberta Santoro

In Primo Piano

Quinta vittoria consecutiva per la nostra Inter traghettata da Luciano Spalletti che, poco prima della gara contro il PSV Eindhoven, afferma che la squadra deve abituarsi a “respirare forte” e che le recenti vittorie hanno infuso nel team una grandissima spinta positiva sulla personalità e anche sulla forza psicologica: elementi indispensabili per indossare la maglia nerazzurra con orgoglio.

Il goal di Maurito Icardi ci regala la vittoria, ma prima del pareggio di Nainggolan sempre instancabile, non possiamo negare di avere avuto (a tratti) il fiato sospeso.

Il Mister era fiducioso prima della gara o almeno così è sembrato perché un buon tecnico non deve lasciare trapelare timori ma deve essere il primo a presentare con positività la squadra. Quindi, parlando nuovamente delle competenze del tecnico bisogna distinguere quelle istruttive e quelle psicologiche. Per definire le competenze istruttive si fa riferimento alla moderna Psicologia che, nell’ambito della guida di un team, distingue istruzione e guida della squadra. Mentre nell’istruzione il compito delle parti (giocatori e allenatore) è comune e si gioca sullo stesso livello: la competenza come tecnico si esprime in allenamento, in partita e al di fuori del terreno di gioco. In tema di competenze psicologiche, un buon allenatore deve possedere una certa abilità e capacità di giudizio nel momento in cui si accinge a lavorare con e tramite altre persone e, per questo, deve imparare a comprenderne le motivazioni, esercitando sempre e comunque una leadership efficace (dove il termine significa: “influenzare il comportamento di un individuo o di un gruppo, indipendentemente dal motivo”).

(Qui Brozović in azione. Certamente un giocatore determinante, ma chem bello spogliatoio, ha bisogno di attenzione psicologica. Foto di Mattia Ozbot)

Nell’impatto con una squadra l’allenatore deve dapprima fare una analisi dei materiali umani che ha a disposizione seguendo un iter che si ritiene preferibile:

– Comprensione della condizione del singolo giocatore: il parametro fa riferimento allo stato di salute mentale di un giocatore in un determinato momento, alla capacità da parte del tecnico di individuarne punti forti e deboli, eventuali stati di disagio o di preoccupazione. Tale analisi accurata porta il giocatore a sentirsi considerato, rispettato e capito dai compagni di squadra e dall’allenatore.

– Comprensione del gruppo: si prende in considerazione l’analisi del gruppo inteso come unione di forze coese per il raggiungimento di un obiettivo comune. E’ noto che spesso, però, all’interno di una squadra, si creino sotto-gruppi che si aggregano per: nazionalià. età, antipatie e simpatie, interessi comuni e altro… L’allenatore deve essere quindi in grado di percepire i disagi all’interno della squadra e il ruolo dei singoli giocatori nel gruppo (capro espiatorio, leader, trascinatore…).

– comprensione di sé stesso: l’allenatore potrà comprendere gli altri solo se avrà piena coscienza dei propri limiti e dei propri punti di forza e inoltre dovrà essere ben consapevole del proprio ruolo all’interno della società in cui opera.

Rispetto a quanto detto possiamo sottolineare che i social e la tecnologia in generale ci “mostrano” la vita dei nostri beniamini che elude da quanto avviene in campo. Si dà sempre più spazio a ciò che esula da immagini tecniche di un allenamento per presentare ai nostri occhi anche un immagine di un gruppo di persone sul volto delle quali traspare coesione, senso di appartenenza a un gruppo e divertimento e serenità.

Da bravi tifosi dobbiamo immaginare che questi sono i parametri sui quali il nostro bravo e competente tecnico sta lavorando per raggiungere i risultati che a oggi sono sicuramente incoraggianti e ci fanno passeggiare con il sorriso sul volto.

(La foto in apertura di Luciano Spalletti per Hashtaginter.it è di Mattia Ozbot)

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Roberta Santoro
Roberta Santoro
Roberta Santoro, dottoressa in Scienza dello Sport è specializzata in Marketing Organizzazione e Sociologia dello Sport. Attualmente svolge la professione di Personal Trainer. Da bambina praticava l’Atletica Leggera correndo i 100 metri, ma i suoi tempi non erano dare record e, quindi, si è diplomata in pianoforte presso il Conservatorio di Como. Appassionata di Calcio si è dedicata anche all’arbitraggio di questo sport. Ama il Calcio e naturalmente è interista.