Chiudete gli occhi. Riapriteli al fischio d’inizio. Vedrete davanti a voi il bianconero. Scatenatevi.

In Primo Piano Nerazzurri

Nello sport le belle parole, sembra, servano a poco. Addirittura anche il gioco, talvolta, serve a poco; lo insegna la Champions League e non solo in quest’ultima edizione. Chi non ricorda quella Finale di Champions League del 26 Maggio 1999 tra Manchester United e Bayern Munich: due goal nello stesso minuto di recupero, quando i tedeschi avevano dominato per tutto l’incontro… Oppure, se vogliamo parlare di ingiustizie e di errori arbitrali: il goal con il braccio di Vata (Benfica) nella Semifinale dei Coppa dei Campioni 1990 (e il Marsiglia eliminato).

Ecco, è così, e talvolta fai la “partita perfetta” e un solo errore, o due, ma questi ti costano la vittoria. Oppure di errori non ne fai, ma l’avversario indovina un tiro, compie una prodezza.

L’Inter ha avuto grandi Presidenti, grandi allenatori e grandi giocatori. Molti di questi uomini hanno lasciato unsegno non solo sportivo, ma anche umano. Qualcuno anche qualche “perla di saggezza”. José Mourinho, prima della Finale di Champions League del 2010 ci disse che se tu arrivi sino in fondo, sei hai fatto il tuo dovere con spirito di sacrificio, con impegno, poi, l’ultima sfida la puoi anche perdere. Se è dignitosamente la puoi anche perdere. Difficile da digerire per i giocatori. Difficile da digerire per i tifosi.

Era lo spirito della “Parigi-Dakar”: l’importante era arrivare in fondo. Era davvero così. Non era importante vincerla (se non per quei due o tre “Team ufficiali”). E i concorrenti nel deserto sovente si aiutavano l’uno l’altro, anche perdendo posizioni preziose.

Ora questa Inter ha un’occasione unica. Non si tratta, questa volta, di vincere un trofeo importante. Non una Coppa, non uno scudetto. Si tratta di confermare che il lavoro svolto in questa stagione sta nelle lacrime del Capitano Mauro Icardi dopo la sconfitta a San Siro con la Juventus. Questa qualificazione per l’Europa vale come un trofeo.

Si scende in campo a Udine. L’avversario avrà la maglia bianconera. Se lo spirito sarà quello giusto José Mourinho avrà ragione.

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Pierluigi Arcidiacono
Pierluigi Arcidiacono
Il nostro Direttore, Pierluigi Arcidiacono, un giorno chiese al suo papà di portarlo ad assistere a Inter-Sampdoria, nel 1971, quando non aveva ancora dieci anni. Aveva saputo che Suarez non giocava più con la maglia nerazzurra, ma con quella blucerchiata. Questo, nella logica di un bambino, gli appariva come una cosa molto strana, quindi, desiderava vederlo in campo. Quel giorno giocavano gli uomini che avrebbero vinto l’11° scudetto della storia dell’Inter e quella squadra rimarrà sempre nel cuore del nostro Direttore. La partita finì 3 a 1 per i nerazzurri. Segnò prima Mazzola al 46°, poi, Boninsegna su rigore al 65°, ancora Boninsegna all’80° e, infine, proprio davanti agli occhi del nostro Pigi Arcidiacono, Suarez segno il goal della bandiera su rigore. Passarono un po’ di anni. Pigi scrisse molto (poesie, articoli, libri e testi teatrali) e tra i suoi scritti si trovano anche diversi testi sull’Inter. Si ricordano soprattutto: “Vade retro Satana - Storie di una vita neroazzurra” (Librificio-Proedi - 2004), “Marco Materazzi - Degno della maglia” (Il Flabello - 2006), la monografia “La Grande Inter Anni ’60” (Cigra 2003 - 2007) e “Armando Picchi - Un nome già scritto Lassù” (Il Melograno - 2011). Da non dimenticare anche: “Massimo Moratti - Mai visto un cuore così grande” (Il Flabello - 2006) e il primo libro pubblicato in Italia su Javier Zanetti, “Milano siamo noi - Il cuore del Capitano” (Il Flabello - 2009) . Nel 2013, Arcidiacono, inizia a pensare al sito #INTER (Hashtag Inter) dove si tenterà di parlare di Calcio e dell’Inter diversamente, ma sempre con cuore.
http://www.hashtaginter.it