I veri rimpianti

Calcio

I veri rimpianti, in verità, noi li abbiamo ancora per quella Inter Campione del Mondo nel 2010 che, alla fine di quella stagione, dopo aver vinto la Supercoppa e, appunto, il Mondiale per Club (con Rafael Benitez), oltre alla Coppa Italia (vinta con Leonardo Nascimento de Araújo), avrebbe potuto aggiudicarsi anche lo scudetto 2010/2011. Invece, l’Inter arrivò seconda, sei punti dietro al Milan. Incredibile il Calcio! L’Inter perse i due “Derby della Madonnina”: in modo un po’ “rocambolesco” il primo (Inter-Milan 0 a 1, goal di Ibrahimovic su rigore al 5’) e sonoramente quello di ritorno (Milan-Inter 3 a 0, due reti di Pato al 1’ e al 62’ e Cassano su rigore al 90’). Bastava vincere uno di quei due derby con equilibrio di reti tra andata e ritorno o forse altre due partite pareggiate “alla Inter”, come accade spesso ai nerazzurri (con squadre minori)… ma si racconta che i giocatori nerazzurri nella prima parte della stagione si risparmiarono un po’. Massimo Moratti voleva quel trofeo mondiale, loro – i giocatori – erano intoccabili, “incriticabili”… Erano gli eroi dello storico “Triplete”, unico in Italia. Il “Triplete di José Mourinho. Nessuno poteva dir loro nulla, nemmeno l’allenatore.

Se l’Inter avesse vinto quel Campionato, oggi, non ci sarebbe stato nessun record bianconero. Quello fu un Campionato perso chissà mai perché, quello fu davvero un obiettivo mancato, anzi, il problema fu proprio che quello scudetto non venne mai considerato un obiettivo. La pace, dopo i tanti cori “Non vincete mai!” subiti nei primi Anni Duemila, era giunta nelle case dei nerazzurri.

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Questa Inter della seconda era Mancini aveva come obiettivo tornare in Europa, possibilmente in Champions League (2° o 3° posto); in seconda ipotesi in Uefa League 4° o 5° posto). Una squadra completamente riformata nella propria “ossatura”, che dopo cinque mesi di gioco insieme di quei nuovi giocatori era prima in classifica. Poi, il periodo nero, all’inizio dell’anno nuovo e via: critiche su critiche, su critiche… Una volta  ai giocatori, l’altra al tecnico, a seconda dei gusti.

Eppure questa Inter è lì, al quarto posto, a tre turni dal termine. A Napoli, in Campionato, contro una squadra osannata da tutti, i nerazzurri giocarono una bella gara “alla pari”, sfiorando il pareggio concretamente. A Milano, nella partita di ritorno, mentre il Napoli era ancora in piena lotta per lo scudetto, l’Inter gli ha rifilato un sonoro 2 a 0. In Coppa Italia (nei Quarti di Finale), sempre al San Paolo, stessa storia: Napoli sconfitta e fuori dal torneo. Anche la super Roma è ben apprezzata da tutti, ma il 31 Ottobre 2015 è uscita sconfitta da San Siro (Medel al 31’) e a Roma ha rischiato di essere (come dice Totti) “purgata” ancora: Nainggolan ha pareggiato solo al minuto 85 il goal che Perišić aveva segnato per i nerazzurri al 54’. Dunque rimane il confronto con la Juventus di Massimiliano Allegri: in Coppa Italia è stata una sfida avvincente, degna dei due blasoni, la storia la conoscete. In Campionato a prendere la purga è stata l’Inter a Torino (2 a 0 per i bianconeri) e a San Siro – all’andata – le reti erano rimaste inviolate, ma chi non capisce la differenza tra questa squadra (la Juve) e tutte le altre del torneo sarebbe meglio che scrivesse di Lippa o Badminton. Inutile, riteniamo, citare le cifre dei bianconeri.

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Tre partite al termine, 9 punti in giuoco, si possono fare tutti, se ne possono fare 7, 6, 4… «D’altronde il Calcio è questo…» direbbe Roberto Mancini, apparentemente giustificandosi, ma non è così. Il Calcio è proprio questo: a Genova l’Inter non ha giocato diversamente o peggio della partita successiva contro l’Udinese, eppure, contro i rossoblù ha perso 1 a 0 e con i bianconeri ha vinto 3 a 1. La chiamano “La dura legge del goal”… D’altronde il Calcio è questo… si pensi solo al Milan del “licenziato” Siniša Mihajlović, con la possibilità di essere in Europa (pur non avendo disputato un grande Campionato) e con la speranza di poter vincere l’ultimo trofeo di questa stagione e il primo della prossima, in due partite contro la Juve. Eppure i tifosi criticano, i giornalisti scrivono, i Dirigenti licenziano…

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Pierluigi Arcidiacono
Pierluigi Arcidiacono
Il nostro Direttore, Pierluigi Arcidiacono, un giorno chiese al suo papà di portarlo ad assistere a Inter-Sampdoria, nel 1971, quando non aveva ancora dieci anni. Aveva saputo che Suarez non giocava più con la maglia nerazzurra, ma con quella blucerchiata. Questo, nella logica di un bambino, gli appariva come una cosa molto strana, quindi, desiderava vederlo in campo. Quel giorno giocavano gli uomini che avrebbero vinto l’11° scudetto della storia dell’Inter e quella squadra rimarrà sempre nel cuore del nostro Direttore. La partita finì 3 a 1 per i nerazzurri. Segnò prima Mazzola al 46°, poi, Boninsegna su rigore al 65°, ancora Boninsegna all’80° e, infine, proprio davanti agli occhi del nostro Pigi Arcidiacono, Suarez segno il goal della bandiera su rigore. Passarono un po’ di anni. Pigi scrisse molto (poesie, articoli, libri e testi teatrali) e tra i suoi scritti si trovano anche diversi testi sull’Inter. Si ricordano soprattutto: “Vade retro Satana - Storie di una vita neroazzurra” (Librificio-Proedi - 2004), “Marco Materazzi - Degno della maglia” (Il Flabello - 2006), la monografia “La Grande Inter Anni ’60” (Cigra 2003 - 2007) e “Armando Picchi - Un nome già scritto Lassù” (Il Melograno - 2011). Da non dimenticare anche: “Massimo Moratti - Mai visto un cuore così grande” (Il Flabello - 2006) e il primo libro pubblicato in Italia su Javier Zanetti, “Milano siamo noi - Il cuore del Capitano” (Il Flabello - 2009) . Nel 2013, Arcidiacono, inizia a pensare al sito #INTER (Hashtag Inter) dove si tenterà di parlare di Calcio e dell’Inter diversamente, ma sempre con cuore.
http://www.hashtaginter.it